Fabrizio de Feo
da Roma
La scelta di essere «doppia alternativa» e di non sposare fino in fondo né la causa del centrodestra né quella del centrosinistra provoca contraccolpi pesanti negli umori dellelettorato centrista. La fotografia, limpida e chiaramente leggibile, è quella scattata dal sondaggio pubblicato ieri dal Giornale: soltanto il 49% dei militanti udiccini condivide la svolta casiniana. Un verdetto che testimonia di un disorientamento diffuso nellelettorato di Via Due Macelli, desideroso di capire lapprodo finale del progetto.
La rilevazione dellUnicab, però, non suscita alcuna autocritica nel quartier generale del partito. Piuttosto viene derubricata come provocazione pura e semplice, come turbativa creata ad arte per scopi politici. Una «scorciatoia» utile a minimizzare la ferita apertasi nel rapporto con la base, ancora lontana da una effettiva cicatrizzazione. Il fuoco di sbarramento è fitto e proveniente da più sorgenti. Quello che usa i toni più pesanti è Mario Baccini. «Quello che preoccupa è che mi sembra che ancora una volta, non tanto da parte del Giornale che fa il suo mestiere, ma da parte del mandante che cè dietro, vi sia lintenzione politica di aggredire lUdc e Casini». «Tutta questa pressione sul nostro partito - ammonisce Baccini - non sposta di un millimetro la nostra posizione ma anzi la radicalizza sempre di più». «Quello che vogliamo - conclude lex ministro - è cercare di ristrutturare il centrodestra e riscrivere le priorità dellagenda politica. In ogni caso lUdc rimane alternativo alla sinistra e lavora per costruire la grande casa dei moderati in Italia».
Usa toni duri anche Erminia Mazzoni. Ma il vicesegretario del partito si prefigge soprattutto un obiettivo: far capire che nessuno ha intenzione di tradire andando a ingrossare le file della maggioranza. «Vogliamo rifondare la politica, non il centro. Questo è lobiettivo dellUdc» scrive in una nota. «Obiettivo che viene comprensibilmente contestato da nemici e stolti. I primi perché, intuendone la bontà, lo temono, i secondi perché, non capaci di comprenderlo, lo evitano. Un partito politico - continua Mazzoni - è tale se è capace di programmare il futuro superando gli schematismi del presente. Fermo restando che non cambia il nostro ruolo di oppositori al governo Prodi e la nostra posizione alternativa alla sinistra». Gli alleati, sullo sfondo, osservano con attenzione il movimentismo casiniano. Il più duro è Umberto Bossi. «Casini? Nomen omen, il suo nome spiega tutto. Penserà di essere in grado di fare un partito unico tutto suo ma è difficile perché Berlusconi può giocare troppe carte e può prendere altri che prendono i voti di quellarea. Quindi secondo me sbaglia e comunque ognuno è libero di fare quello che vuole».
Bossi punta il dito anche contro Rocco Buttiglione: «Si ricordi che la Lega ha i voti, tanti voti - dice il Senatùr -. È la Lega che a Roma ha portato due milioni di persone. Buttiglione dica quello che vuole ma la Cdl va avanti finché cè Berlusconi che ha voglia di lottare». Per Forza Italia è Renato Schifani a commentare la rilevazione Unicab e a trarne una considerazione politica. «Da questo sondaggio emerge che anche lelettorato Udc è ormai bipolarizzato» commenta il presidente dei senatori azzurri. «Lidea di un terzo polo o del ritorno della Balena bianca è decisamente archiviato così come è difficile che si verifichi una vera frattura con noi visto che siamo nel Ppe insieme, abbiamo fatto tante battaglie insieme e faremo insieme quella sui Pacs. La nostra unione è sui valori». Per il parlamentare di An, Italo Bocchino, «Casini sa bene che oggi se si andasse al voto perderebbe tanti voti.
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