L’Udc in Liguria non c’è più. Fuga verso il PdL

L’Udc in Liguria non c’è più. Fuga verso il PdL

In Liguria l’Udc non esiste più. In Regione Liguria, per essere precisi. Due consiglieri c’erano a imbracciare lo scudocrociato e a difendere il centro cattolico che fa capo a Pierferdinando Casini. E due consiglieri se ne sono andati perché Casini è indifendibile. Perché se c’è qualcuno che ha tradito gli elettori è proprio il leader nazionale che ha abbandonato l’alleanza. Insomma, Nicola Abbundo e Matteo Marcenaro restano nel centrodestra, appoggiano il Popolo della Libertà e aspettano che diventi partito per aderirvi anche formalmente. Per il momento, dal 1° marzo come prevede il regolamento, in consiglio regionale il loro gruppo si chiamerà Cristiani Democratici per il Popolo della Libertà. Proprio sull’esempio tracciato da Forza Italia.
«La scelta di Casini è incomprensibile - hanno spiegato gli ex consiglieri Udc - soprattutto alla luce della vigente legge elettorale, perché indebolisce lo schieramento di centrodestra e finisce col favorire Veltroni. In Liguria è inaccettabile perché rompe una comunità di intenti che abbiamo costruito negli anni con i colleghi di partito della vecchia Cdl». A seguire, un appello agli elettori affinché «votino e facciano votare in questa campagna elettorale le liste del PdL, unico voto utile per sottrarre l’Italia ai disastri del governo delle sinistre».
Ma dietro la prevedibile sterzata di Marcenaro e Abbundo, che qualche settimana fa avevano già invitato Casini a ripensarci, c’è di più. Nessuna caccia alla poltrona per le costituende liste, per carità. Ma una vera e propria risposta alle manovre in atto da sinistra. Perché Claudio Burlando, che auspica un riequilibrio al centro della sua coalizione, ha subito cercato contatti con Casini. La speranza di avvicinare i due consiglieri più centristi dell’opposizione l’ha accarezzata, ma si è trovato di fronte a due persone che, anche come passato, erano troppo legate all’elettorato di centrodestra. «Sono stato eletto con la lista di Biasotti e quindi, nel momento in cui il presidente ha aderito al Pdl - ha detto Marcenaro - per me questa è una scelta logica rispetto ai voti che avevo preso nel 2005». Abbundo, addirittura era stato eletto proprio con Forza Italia e non ha certo voluto rinnegare gli impegni presi con chi lo ha votato: «Il nostro elettorato di riferimento era quello della Cdl ed ora è quello del Pdl - ha spiegato Abbundo - non tradiamo i nostri elettori, ma anzi, per rispetto ai nostri elettori riteniamo che sia naturale che facciamo di tutto per far vincere Berlusconi in questa tornata elettorale, e non per avvantaggiare Veltroni». In questo senso, qualcosa hanno già fatto, visto che la loro mossa ha aperto quella che sembra essere la prima falla nella diga.

Molti sono pronti a scommettere su un’emorragia di eletti, dirigenti e soprattutto di elettori dall’Udc verso il Popolo della Libertà. Movimento nel quale Abbundo e Marcenaro decideranno come impegnarsi già nei prossimi giorni, visto che a breve è fissato un incontro con Claudio Scajola.

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