L’Udc mette alle corde Prodi «Silenzio assordante sulla Tav»

Il segretario Cesa: «Il Professore tace pur di non esporsi agli attacchi degli alleati»

da Roma

Sull’Alta velocità l’atteggiamento della sinistra è «irresponsabile» e da Romano Prodi arrivano solo «formule vuote e indiscrezioni generiche». Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa rovescia la parola d’ordine scelta dai centristi per la campagna elettorale (responsabilità) e attacca il leader dell’Unione, reo di non avere preso una posizione sulla linea ferroviaria che collegherà Torino a Lione. La stessa accusa mossa nei giorni scorsi dal governatore del Piemonte Mercedes Bresso, ma con toni ancora più duri. Cesa imputa a Prodi un «silenzio assordante» e ironizza su una coalizione «a bassa velocità». «Mentre governo e maggioranza si comportano con unità d’intenti, responsabilità ed equilibrio, in sintonia con l'Europa - argomenta - la sinistra è balbettante, litigiosa, omissiva e perfino ridicola quando accusa il governo di non realizzare il programma sulle opere pubbliche. In una parola, irresponsabile».
Qualche idea c’è già, ha replicato il portavoce del Professore Silvio Sircana che ha polemicamente invitato il segretario dell'Udc «a leggere i quotidiani di oggi (ieri, ndr) che riportano la posizione del presidente dell’Unione». Si tratta del contenuto del colloquio telefonico che martedì Prodi ha avuto con Bresso. «Ho sentito Prodi - ha raccontato il governatore - mi ha ripetuto di essere favorevole all’alta velocità fin dai tempi dell’Iri e ha aggiunto che sta studiando il dossier per capire a fondo le ragioni della protesta. E che presto prenderà posizione».
Poco per Cesa, che ha controreplicato con una nota ufficiale del partito: «Sulla vicenda Tav dal professore non ci si può aspettare altro che formule vuote e indiscrezioni generiche. Un silenzio assordante, quindi, che lo stesso portavoce di Prodi già una settimana fa (incalzato dalle proteste di Rifondazione comunista e dei Verdi piemontesi, ndr) tentava di giustificare dicendo che c’è chi alla soluzione dei problemi lavora in silenzio». Fino ad ora, insiste il partito di Pier Ferdinando Casini, «non si è vista alcuna proposta, la situazione dell’ordine pubblico si aggrava di ora in ora, e risulta sempre più eclatante l’incapacità e l’imbarazzo di un candidato premier che tace, pur di non esporsi agli attacchi dei suoi alleati».
Se alla fine Prodi deciderà di uscite allo scoperto, tutto fa presupporre che sarà per prendere posizione intermedia tra le varie anime dell’Unione. Nella telefonata di martedì con Bresso, Prodi ha fatto presente la necessità di trovare un «punto di sintesi» tra «i tre corni del problema: quello politico, quello industriale e quello ecologico».
Precisazione che fa ben sperare soprattutto la sinistra radicale che vorrebbe replicare la vittoria sull’energia nucleare. Se il Prodi industrialista della prima ora non avrebbe avuto dubbi sulla costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità, il Professore nuova versione non vuole rischiare di scontentare una bella fetta di coalizione. E ieri dal suo entourage si faceva sapere anche che Prodi «ha riscontrato osservazioni e analisi» contenute nel dossier anti Tav predisposto da Verdi, Prc e «in gran parte condivisibili».
Come riuscirà a conciliare e sintetizzare la posizione di chi non vuole fare la linea Torino Lione e chi invece ritiene fondamentale questa infrastruttura è difficile dirlo ora. Ma gli ambientalisti anti Tav un’idea già ce l’hanno. Prodi potrebbe schierarsi per un rinvio della questione. Potrebbe chiedere tempo. Uno slittamento dell’apertura dei cantieri comunque più consistente rispetto alla «tregua olimpica» che Bresso ha chiesto per non compromettere le gare di Torino 2006.

E magari - propone il capogruppo del Sole che ride al consiglio regionale piemontese Enrico Moriconi - Prodi potrebbe anche schierarsi «per la costituzione di una commissione indipendente dove si confrontino i tecnici pro e quelli contro la Tav».

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