«L’Udc nel centrosinistra? Scelta di Casini»

«L’Udc nel centrosinistra? Scelta di Casini»

(...) E allora i franchi tiratori dono da cercare tutti (o quasi) all’interno del partito di maggioranza relativo, il partito del presidente Claudio Burlando. L’opposizione infatti è monolitica: 12 voti a disposizione, 12 voti per Luigi Morgillo che diventa il vicepresidente della minoranza, al postodel dimissionario Franco Orsi, neo senatore. Poi fuoco alle polveri. Perché la «notiziona» è che la maggioranza sceglie un consigliere Udc. «È encomiabile Burlando che concede i due vicepresidenti all’opposizione», stuzzicano Gianni Plinio e Francesco Bruzzone. Perché «c’è poco da fare, l’Udc è opposizione, non certo maggioranza. Anche a livello nazionale». Sì perché Pierferdinando Casini non sta né di qua né di là, minaccia chi vota al ballottaggio per Alemanno sindaco di Roma e poi mette i suoi consiglieri a disposizione del centrosinistra proprio in Liguria? La domanda sembra retorica. La risposta non lo è. Arriva dallo stesso Monteleone: «Vorrei dire che questa scelta è stata condivisa con i vertici nazionali del partito». Tradotto: Casini ha messo l’Udc nel centrosinistra.
Sembra chiusa lì, con Burlando che plaude al fatto che «questa maggioranza si è allargata in questi due anni e mezzo». Invece basta scendere di un gradino e provare a raccogliere le dichiarazioni del vicepresidente (della giunta) Massimiliano Costa, ex Margherita come Monteleone ma più distante da lui che da un avversario politico. Ufficialmente tace, prende atto, abbozza. Nel retro, appena incrocia qualche collega di maggioranza e di giunta apre il libro. E non lo fa sottovoce. Perché la dichiarazione di Monteleone mica l’ha convinto. Il neo vicepresidente del consiglio non è che abbia sgombrato il campo sulla sua fedeltà alla maggioranza, al massimo ha rinviato a future conferenze stampa la spiegazione «dell’atteggiamento che i consiglieri Udc terranno nei confronti di questa maggioranza». Le sfumature in politica sono più forti dei colori e per Costa sono sufficienti a bollare di inaffidabilità proprio gli alleati più recenti.
Il resto del centrosinistra? Più compatto che mai? La barzelletta piace a Giovanni Paladini, fresco deputato e commissario regionale dell’Italia dei Valori, che però non riesce a ridere: «È stato un errore madornale, lo dico con la massima stima nei confronti di Monteleone che è e resta un amico - spiega senza mezze parole - Non è una questione di persone, c’è un errore politico che non capisco. Si preferisce guardare a un potenziale alleato col 3 per cento che non a chi conquista il 6 per cento a livello regionale. Porrò presto alla maggioranza un problema politico». Matteo Rosso (Fi) intanto fa notare la delusione di chi votò Udc contro la sinistra. Altro che allargamento.

Una battaglia che ha messo in secondo piano le parole di Morgillo, che ha promesso la massima imparzialità nel suo nuovo ruolo, e la commemorazione di Aldo Moro e delle vittime del terrorismo voluta dal presidente dell’assemblea Mino Ronzitti.

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