da Roma
L’ultimo annuncio in ordine di tempo è giunto ieri dal coordinatore pugliese di Forza Italia, Raffaele Fitto. «La visita a Bari del presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, è stata l’occasione per incontrare il consigliere regionale pugliese dell’Udc, Giovanni Copertino, che ha dichiarato pieno appoggio e sostegno al progetto», ha rivelato l’ex presidente della Regione. Certo, Casini potrebbe consolarsi con Luciano Moggi. L’ex dg della Juventus è apparso a sorpresa durante l’apertura della campagna elettorale dell’Udc. È da tempo che circola la voce di una sua candidatura al Senato in Puglia e in Calabria. Ma gli addii dai centristi proseguono.
Un altro coordinatore azzurro, quello di Monza e Brianza Massimo Ponzoni, ha reso noto nuovi abbandoni udiccini al Nord. Sarebbero un trentina. «Ho già ricevuto un documento di diversi consiglieri e assessori comunali pronti a costruire dal basso il percorso per l’organizzazione del Pdl», ha puntualizzato. Mentre il numero uno di Fi in Lombardia, Mariastella Gelmini, ha ricordato come il segretario provinciale di Milano del partito centrista, Scalese, abbia già aderito alla formazione guidata da Silvio Berlusconi.
Quello che accade in Puglia e Lombardia, storici serbatoi di voti democristiani, è solo un episodio della diaspora udiccina dopo la decisione di Casini di correre da solo alle prossime elezioni politiche. I primi a lasciare il partito in tempi non sospetti sono stati i Popolari liberali di Carlo Giovanardi ed Emerenzio Barbieri, rappresentanti della minoranza interna decisa a non disperdere un patrimonio quindicennale di condivisione di valori e ideali con il centrodestra. Poi un crescendo di addii e di distinguo rispetto alla linea di Via Due Macelli distribuiti più o meno in tutta la Penisola.
In Piemonte, infatti, l’europarlamentare Vito Bonsignore ha annunciato la costituzione dell’Associazione per il Partito popolare europeo insieme con l’ex deputato Sartoris: movimento che guarda al Pdl. Ma a Torino e dintorni non sono stati i soli a lasciare le fila dello scudocrociato: anche il senatore Zanoletti, il consigliere regionale Guida e il capogruppo al consiglio comunale torinese Angeleri hanno salutato.
Pure in Sicilia le cose non sembrano andar meglio, non tanto per la scelta di Raffaele Lombardo di alleare l’Mpa con il Pdl a livello nazionale quanto per i «saluti e baci» di pezzi importanti del partito come il deputato Lucchese, l’assessore regionale Torrisi e i parlamentari dell’Ars Drago e Mancuso. Anche il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, eletto in quota Udeur e passato al Pdl, è un ex Udc e ieri ha revocato la fiducia a tutti gli esponenti della propria giunta. In Calabria, invece, è recente l’adesione di Giuseppe Galati e degli esponenti a lui vicini al gruppo di Berlusconi e Fini.
Altri casi: i consiglieri regionali liguri Abbundo e Marcenaro. Dopo l’annuncio-shock di Casini, avevano definito «sconcertanti» le posizioni prese, ma erano rimasti sperando in una ricomposizione. Con il passare dei giorni le aspettative si sono sempre più affievolite e i due esponenti si sono accasati nel Pdl «per non favorire Veltroni».
Contestualmente non va dimenticato il lavoro di Giovanardi e di Barbieri per ampliare la loro area di riferimento. Oltre al già citato Piemonte vanno ricordate soprattutto l’Emilia Romagna, il Veneto, le Marche e la Toscana dove il vicesegretario regionale Banchi ha «defezionato». Da Modena a Reggio a San Donà passando per Ancona buona parte dei quadri dirigenti dell’Udc ha deciso di sciogliere gli ormeggi e far vela verso un nuovo progetto moderato. Anche nel Lazio esponenti di Viterbo e della parte meridionale della Regione hanno lasciato il partito.
«Berlusconi vuole vincere truccando le carte», ha dichiarato il segretario Udc Cesa venerdì scorso, esasperato dall’apparentamento della Dc di Giuseppe Pizza, titolare dello storico scudo crociato, con il Popolo della libertà.
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