Dopo aver scartabellato sondaggi e flussi di voto delle ultime tornate elettorali, essersi confrontato con chi ha il polso del territorio (ieri sera il faccia a faccia con il ministro Fitto sul nodo pugliese) e ascoltato «falchi» e «colombe», Berlusconi inizia a tirare le fila della querelle Udc. La decisione, certo, sarà collegiale perché il Cavaliere continua a non gradire la strategia delle alleanze variabili di Casini e fosse per lui ci penserebbe cento se non mille volte prima di dare il via libera. Ma dopo gli affondi degli ultimi giorni e alla vigilia di una tornata elettorale che potrebbe fare da spartiacque alla legislatura sarebbe insensato non tener conto dei segnali di fumo che arrivano in queste ore dal fronte centrista. Lo sa bene anche il premier che, dunque, alla fine lascerà lultima parola al partito. Non tanto allufficio di presidenza del Pdl in programma stasera alle 19.30, quanto al pranzo tra Berlusconi e Fini che si terrà domani a Montecitorio. Allargato per loccasione ai coordinatori Bondi, La Russa e Verdini, ai capigruppo Cicchitto e Gasparri e ai vicecapigruppo Bocchino e Quagliariello. Un appuntamento nel quale è più che probabile che alla fine la spuntino le cosiddette «colombe» nonostante le forti resistenze di Bondi e Verdini (che ha dalla sua uno studio sul voto delle europee spalmato regione per regione secondo il quale i centristi sarebbero determinanti solo in Piemonte e nelle Marche, con l80% dellelettorato centrista nel Sud Italia indisponibile a sostenere candidati di centrosinistra).
Daltra parte - è il ragionamento del Cavaliere - il messaggio mandato negli ultimi giorni allelettorato dellUdc e allo stesso Casini è stato chiaro. Tanto che passata una settimana a puntare il dito contro «la politica dei due forni» da via Due Macelli hanno iniziato a «spargere petali di rosa» (il copyright è di un parlamentare centrista) per evitare di compromettere davvero la situazione. Perché quel che davvero il premier non mandava giù era il fatto che fino a pochi giorni fa fosse stato Casini a dare le carte, assicurandosi laccordo nel Lazio e temporeggiando in altre regioni di confine dove i suoi voti magari non sono decisivi ma restano pesanti. Anche per questo il sottosegretario Giro è arrivato a mettere in discussione la candidatura Polverini al punto di minacciare di «non sostenerla» a meno di un «chiarimento definitivo» dellUdc. Che se in Campania, Calabria e Puglia ha preso tempo, nel Lazio ha chiuso laccordo in tempi record con tanto di intesa di ferro sulle poltrone: il vicepresidente della giunta, lassessorato ai Servizi o quello alla Formazione, la direzione dellAgenzia sanitaria (che in tempi di commissariamento vale quanto un ministero) e tre posti nel listino bloccato. Più lassessorato allUrbanistica che, fanno notare i maligni, in famiglia fa piuttosto comodo visto che il suocero di Casini - Francesco Gaetano Caltagirone - è il re del mattone non solo a Roma ma in tutta Italia. Un accordo che gli ex Forza Italia danno per «blindato», ma che pure nellUdc non si sentono di smentire («o lUrbanistica o un assessorato altrettanto pesante»). Daltra parte, con Storace governatore lUdc si portò a casa proprio lUrbanistica, prima con Dionisi e poi con Ciocchetti (oggi deputati).
Il messaggio del Cavaliere, però, pare essere arrivato a destinazione. Tanto che in privato Cesa è arrivato a dire che alla fine lUdc starà con il centrodestra anche in Campania, Calabria e Puglia. Dando dunque allaccordo, almeno nel Centro-Sud, un valore più complessivo. E che in Campania e Calabria lintesa sia quasi chiusa sembra ormai acquisito, mentre in Puglia ci sarà probabilmente da attendere lesito delle primarie di domenica tra Boccia e Vendola. Nel caso vincesse il secondo, infatti, i centristi potrebbero convergere sul candidato del Pdl.
Un capitolo che invece sarà probabilmente affrontato stasera è quello del simbolo con cui si presenteranno i candidati del centrodestra. Quattro le ipotesi: solo il simbolo Pdl, il simbolo con dentro la scritta «Berlusconi» (come alle politiche), il simbolo con «Berlusconi per...» e il nome del candidato oppure il simbolo con il solo nome del candidato.
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