Adalberto Signore
da Roma
Il giorno dopo il via libera del Senato sulla devoluzione Francesco DOnofrio decide di scendere in campo in prima persona per portare al Sud il «verbo» federalista. Uniniziativa, quello del capogruppo dellUdc a Palazzo Madama, tuttaltro che solitaria. Con il segretario del partito Lorenzo Cesa non ne ha ancora parlato, è vero. Ma Pier Ferdinando Casini ha dato il suo via libera e DOnofrio, oltre ad aver già mobilitato tutto il gruppo parlamentare del Senato, ha pure buttato giù una serie dincontri pubblici al Sud in compagnia del ministro delle Riforme leghista Roberto Calderoli.
Che succede senatore, lUdc ha deciso di rubare la bandiera del federalismo alla Lega?
«Ci mancherebbe altro. Se non ci fosse stata la Lega, è ovvio, questa riforma non si sarebbe mai fatta. Il punto, però, è far capire agli italiani, soprattutto al Sud, che il testo finale che abbiamo approvato è una sintesi frutto del lavoro di tutta la coalizione. LUdc, è vero, non è un partito federalista ma è sempre stato autonomista. E ha concorso in maniera determinante a modificare la proposta iniziale della Lega rendendola compatibile con il concetto di unità nazionale».
Nella famosa baita di Lorenzago di Cadore?
«Fu lì, nellagosto 2003 che avvenne idealmente la trasformazione della Cdl da cartello elettorale in alleanza politica. Perché il confronto fu sincero e leale. E si riuscì a trovare una sintesi equilibrata delle diverse esigenze. Non è un caso che quello che voglio fare io al Sud sia esattamente il contrario di quello che dovrà fare la Lega al Nord».
In che senso?
«Noi dobbiamo far capire al Mezzogiorno che questo federalismo non li danneggia affatto, tuttaltro. E loro dovranno spiegare al Nord perché hanno accettato una riforma che è molto più morbida di quanto volessero. Non a caso Bossi ha già detto che il testo è perfettibile e non si può avere sempre ciò che si vuole».
E, quindi, ha deciso di concentrare la campagna elettorale dellUdc sul federalismo?
«Sarà uno dei punti qualificanti, certo. È per questo che è necessaria una operazione verità per sbugiardare la disinformazione di stampo sovietico che vedo su molti quotidiani».
Come si muoverà?
«Su tre fronti. In primo luogo allinterno. Sto inviando il mio intervento al Senato a tutti i parlamentari della Cdl. Spero lo leggano, così capiranno i benefici della riforma. E ne manderò copia anche a Andreotti, Scalfaro e Gifuni. Poi, allesterno. Su 30 senatori che compongono il gruppo Udc, 29 hanno votato la riforma. Tra loro ci sono 16 meridionali. Saranno tutti mobilitati sul territorio fino al referendum. Infine, sono già daccordo con Calderoli per sei incontri pubblici, uno in ogni regione del Sud. Il primo sarà il 15 dicembre a Caltagirone, città di don Sturzo, padre dellautonomismo siciliano».
Gli altri?
«Dopo Natale, nelle città simbolo di quella spinta federalista liberale e solidale che al Sud non è stata così pressante come al Nord ma che è comunque esistita. Il concetto di federalismo basato sullidea di uneguaglianza di partenza che dia al Mezzogiorno la spinta a crescere, senza assistenzialismo, ha radici antiche. Così, in Campania penso di andare ad Avellino, patria di Guido Dorso, e in Puglia a Bari, vicino a dove è nato Giovanni Bovio. Per la Basilicata, la Calabria e la Sardegna, vedremo di trovare un luogo significativo».
È uniniziativa di tutto lUdc?
«Con Cesa non ne ho ancora parlato, infatti per organizzare Caltagirone mi sta dando una mano il commissario di Catania Marco Forzese. Comunque, è il gruppo del Senato è coinvolto in pieno e Casini mi ha già detto di essere perfettamente daccordo».
Ma giovedì il presidente della Camera ha manifestato qualche dubbio sulla riforma.
«Sulla forma di governo, certo. Siamo perplessi sulleccessiva rigidità della norma antiribaltone ma questa non è una novità. Sul federalismo Casini non ha alcun dubbio. A me ha detto: Più ti concentri sullaspetto del federalismo più sono con te».
E Calderoli?
«È entusiasta, sa bene che unoperazione del genere può contribuire a sdoganare la Lega al Sud.
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