da Roma
È dalle file di Clemente Mastella che arriva lavvertimento più chiaro allUnione e a Romano Prodi: niente tentativi di inciucio con lUdc, e niente «larghe intese» tra i grandi partiti (Ds e Forza Italia in primo luogo) per strangolare i piccoli.
«Sulla legge elettorale - denuncia Mauro Fabris, capogruppo dellUdeur alla Camera - registriamo strane prove d'intesa tra pezzi dellUnione e della Cdl che mettono a rischio la tenuta della maggioranza di governo già dalle amministrative». Già da vari giorni, prosegue, «va avanti un ammiccamento tra forze di opposizione e parti della maggioranza fuori da qualsiasi intesa interna all'Unione. Se ciò si concretizzasse in nuove norme elettorali da noi non condivise, nel prenderne atto ci sentiremmo liberi da qualsiasi vincolo con l'Unione a partire dalle amministrative di primavera». Ci va giù duro anche lo stesso Guardasigilli Mastella: sulla legge elettorale «siamo aperti» alla discussione, ma sia chiaro che «la partita è della maggioranza, altrimenti saltano o rischiano di saltare le coalizioni», a cominciare da quella di centrosinistra. Insomma, prima ci si mette daccordo dentro lUnione, poi si tenta il «dialogo» con lopposizione invocato da Napolitano. Altrimenti, «liberi tutti». Perché, spiega Fabris, il confronto interno alla maggioranza «non cè ancora mai stato», «se qualcuno invece cerca prima sponde nella Cdl, vuol dire che punta a maggioranze diverse, e quindi si assume la responsabilità di mettere a repentaglio quella che esiste». Non che lUdeur abbia «paura di essere sostituito» dalle truppe di Casini, assicura, ma di certo da parte dellUdc cè «un tentativo di sparigliare le carte, e per garantirsi la sopravvivenza sono pronti a trattare sulla legge elettorale». Anche se, osserva malizioso Fabris, «visto Prodi e lUnione dicono di volere comunque salvaguardare il bipolarismo, cè da capire cosa ne guadagnerebbe Casini, perché è tutto da vedere quanti voti potrebbe prendere il suo partito fuori dalla Cdl...».
I partiti minori dellUnione però sono tutti in agitazione. Il Pdci manifesta le sue «fortissime perplessità» sul dialogo col centrodestra. «LUnione proceda con proposte condivise e accettate da tutti i partiti», chiede il capogruppo Sgobio. «Bisogna tenere unita la maggioranza», gli fa eco il verde Bonelli. «Temono che contro di loro si stringa la tenaglia dei partiti più grossi», ammette il vicecapogruppo dellUlivo Gianclaudio Bressa, che però rassicura: «Non ne abbiamo alcuna intenzione, sappiamo che significherebbe far cadere il governo». Limportante, sottolinea il segretario del Prc Giordano, è «respingere lipotesi truffaldina del referendum», anche se per farlo è necessaria lintesa col centrodestra.
Ma nel comitato promotore del referendum ci sono autorevoli rappresentanti dei Ds e della Margherita, soprattutto prodiani, oltre che di Forza Italia. «Il problema è che se il centrodestra non ha nulla da perdere dal referendum, per il centrosinistra è una fonte di tensioni interne», rileva il professor Stefano Ceccanti, uno dei promotori del quesito. Secondo il quale, il dibattito sulla riforma si stava orientando bene, «su unipotesi di doppio turno a soglia variabile», che piaceva ai ds e ai prodiani ma sul quale «persino lUdc aveva aperto». Ora però «è sbucata fuori lipotesi tedesca, basata sul proporzionale», sposata dallUdc ma rilanciata dallo stesso Prodi pochi giorni fa.
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