da Milano
«I fondi ci sono, ora voglio vedere i treni». LEuropa è pronta al braccio di ferro con lItalia per la Tav Torino-Lione. Lo fa attraverso le dichiarazioni del responsabile Ue ai Trasporti, Jacques Barrot.
In un unintervista a La Stampa, Barrot, che ha ottenuto 671,8 milioni di euro per finanziare la tratta italo-francese del Corridoio 5 di qui al 2013 e che adesso dovrà verificarne lutilizzo. «Non firmo assegni in bianco», mette in guardia Barrot sottolineando però che «la Torino-Lione era una necessità chiara e importante per rispondere alle esigenze del traffico sullasse Ovest-Est». Adesso bisogna attendere il via libera del Parlamento europeo e poi saranno elaborate le tabelle di marcia, ma «se i lavori non procedono abbiamo il dovere di intervenire e dirottare i soldi altrove». Quanto alle proteste degli abitanti delle valli interessate dal progetto, in particolare della Val di Susa, Barrot dice di capire le preoccupazioni ma di essere convinto che gli abitanti alla fine saranno felici. Gli obiettivi ricorda il commissario Ue sono ambiziosi: «puntiamo a trasportare 40 milioni di tonnellate di merce e 7 milioni di viaggiatori lanno».
Ma lItalia sembra sempre più in affanno. Ieri il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha detto di essere daccordo con la posizione di Barrot. Ma allinterno del governo e della maggioranza, non tutti la pensano allo stesso modo. Lopposizione della sinistra radicale al progetto non si è mai placata. In Italia e in Europa. Anche poche settimane fa, Monica Frassoni, presidente del gruppo Verdi-Ale al Parlamento europeo, ha sostenuto che lalta velocità non è una «priorità»: «È evidente che nella lista dei progetti finanziabili fino al 2013 ce ne sono molti non definiti e per i quali non si sa veramente se siano fattibili e sostenibili. Tra questi c'è senza dubbio il tunnel di base sulla linea Lione-Torino».
A luglio, dopo la stipula dellintesa con la Francia, lItalia avrebbe dovuto presentare il progetto operativo. Ebbene: fino a questo momento il progetto annunciato non è stato ancora definito. Il governo ha presentato un itinerario alternativo a quello originale che scatenò le proteste delle popolazioni della Val di Susa. La nuova variante, però, non ha ricevuto lapprovazione dei sindaci e quindi di fatto oggi lItalia non sa se quando sarà approvato troverà lappoggio delle amministrazioni locali. È un fardello pesante sulle spalle dellalta velocità che rende sconsolato Di Pietro che qualche mese fa fece capire di non essere fiducioso.
LUnione europea, invece, ha dato fiducia al governo. Ma ha anche fatto sapere di non avere una pazienza illimitata. Le parole di Barrot di ieri dicono esattamente questo. LEuropa non aspetterà in eterno.
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