«I l mecenatismo di Abramovich potrebbe essere equiparato a un aiuto di stato, ritenuto illegale dalle normative comunitarie, nel caso in cui venisse considerato un elemento lesivo della competitività sia nel campionato inglese, sia nel panorama continentale»: parole senza musica di Lars Christer Olsson, direttore generale dellUefa. In una intervista pubblicata ieri dal Mail On Sunday, il dirigente non ha avuto riguardi nei confronti del petroliere russo che, da quando nel 2003 ha preso il Chelsea, ha speso 412 milioni di euro e accumulato perdite per 340 milioni. Olsson ha definito un caso molto particolare quello dei magnati, pronti a perdere denaro nel calcio: «Il caso del Chelsea rappresenta uningiustizia nei confronti delle altre società. Dobbiamo chiederci se sono eque le competizioni a cui partecipa e se è giusto che un club possa accettare donazioni così importanti da singolo individui. Linterrogativo su ciò che dovremmo fare è complesso. Ne parleremo in sede comunitaria per prendere i dovuti provvedimenti».
Con queste affermazioni lUefa ha fatto propria la proposta della Independent European Sports Review sulla necessità di limitare gli ingaggi dei giocatori in base ai bilanci delle società. A questo riguardo Olsson ha criticato lopposizione di Richard Scudamore, amministratore delegato della Premier League, ai ministri comunitari dello sport che vogliono studiare una legge appropriata: «La sua è una scelta molto inglese, in pieno stile Premiership, perché la sperequazione nella distribuzione delle risorse è un problema da affrontare per evitare che nel calcio inglese la situazione possa degenerare in scandali come quello che in estate ha travolto il calcio italiano».
Lallarme lanciato è legittimo. Ma bisogna mettersi daccordo su ciò che si può fare o non fare. Per lUe il provvedimento spalma ammortamenti, voluto dal precedente governo italiano, è stato ridotto da 10 a 5 anni perché ritenuto un aiuto di Stato.
LUefa boccia Abramovich e i mecenati
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