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L’Ulivo non trova un capolista Vip e «ripiega» su tre

Dopo i «no» di Salvati e Letta, Ds e Margherita si devono accontentare dei dirigenti locali

Gianandrea Zagato

Anche Enrico Letta ha detto no. Gran rifiuto nonostante le sollecitazioni della Margherita e pure dei Ds. L’ex ministro non ci sta a guidare il listone dell’Ulivo milanese. E ammette che «ci sono state pressioni», ma ci sono questioni personali e di opportunità politica che lo costringono a declinare l’offerta.
Leit motiv valido pure per gli economisti Salvatore Bragantini e Michele Salvati ma anche per altri quattro-cinque nomi di peso, di riferimento della «società civile progressista» che, ad ogni appuntamento elettorale, ci tengono a far sapere urbi et orbi di essere sul punto di abbandonare Milano perché, poveretti, loro non possono vivere nella città governata dal centrodestra. Tutti indisponibili a scendere in campo per tentare, almeno, di dare una mano a Bruno Ferrante.
Risultato? Le segreterie cittadine di Margherita e Quercia in mancanza di un nome «di livello» da contrapporre alla candidatura di Silvio Berlusconi hanno dovuto optare per una scelta di seconda fila: Marilena Adamo (consigliere comunale uscente Ds, già esclusa per diktat di segreteria dalle politiche), Andrea Fanzago (capogruppo comunale Margherita) e Pierfrancesco Majorino (segretario cittadino Ds). È il terzetto capolista per la squadra dell’Ulivo, «che si pone l’obiettivo di restituire a Milano un governo vicino ai cittadini ridando alla città entusiasmo e ambizioni». Squadra che «consolida il percorso unitario verso il partito dei democratici e dei riformisti» aggiunge Franco Mirabelli, segretario provinciale Ds, mentre Nando Dalla Chiesa si dice «orgoglioso e contento» per aver dato ai milanesi «una lista dell’Ulivo affidabile e aperta, guidata dai rappresentanti di una classe dirigente che ha dato ottima prova di sé in consiglio comunale». Valutazione, quella del rappresentante cittadino della Margherita, che non tiene conto dei morti o feriti sul campo di battaglia per mettere in piedi il listone fatto da «persone che hanno creduto in questa idea e che sono tra le più indicate per rappresentarla di fronte alla città».
Chi? Elenchino che si apre con Cristina Treu, docente universitaria e sorella dell’ex ministro Tiziano, Francesca Zajczyk, sociologia che avrebbe dovuto già far parte della giunta di Palazzo Isimbardi e Simona Peverelli, sociologa con la passione per i girotondi. Ma ci sono anche alcuni consiglieri uscenti Ds e Margherita - Aldo Ugliano, Marco Cormio, Sandro Antoniazzi e Fabrizio Spirolazzi - insieme a Natalino Stringhini (vicepresidente Acli), Marco Granelli (Caritas), Salvatore Loschiavo (Ideura, associazione vicina a Letta), e, da indipendente, Giovanni Colombo.
Con loro anche l’attore Moni Ovadia, l’ex azzurro Roberto Caputo che spera di conquistare almeno millecinquecento voti in quell’elettorato riformista che non trova certo appeal nella lista civica di Bruno Ferrante e, autentica sorpresa, in quota Margherita, il tassista Alfonso Faccioli che, due anni, guidò la protesta dei conducenti delle auto bianche contro i milanesi.

Come dire: di tutto e di più pur di raccattare quel consenso che, parola di Dalla Chiesa, consentirà di «dar vita a un nuovo gruppo consiliare dell’Ulivo». Operazione non facile, come dimostra la cronaca politica del Pirellone.

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