L’ultima accusa dell’ex spia: la mia morte è opera di Putin

Gabriele Villa

«Potrà riuscire a mettere a tacere un uomo, ma il fragore delle proteste da tutto il mondo, signor Putin, rimbomberà nelle sue orecchie per il resto dei suoi giorni. Lei ha dimostrato di non aver rispetto per la vita, per la libertà o per i valori civili. Lei ha dimostrato di essere indegno del suo ufficio. Di essere indegno della fiducia degli uomini e delle donne civili. Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto, non solo a me, ma all'amata Russia». È il testamento della spia, o meglio l'atto di accusa contro il capo del Cremlino, di Aleksandr Litvinenko, l’ex agente del Fsb, il servizio segreto russo, conosciuto un tempo come Kgb. Le parole disperate di un uomo, straziato nel corpo da un micidiale veleno che lo stava consumando lentamente, raccolte in una breve lettera, datata 21 novembre e affidata al suo miglior amico, Alex Goldfarb.
Litvinenko con un filo di voce era riuscito, poche ore prima di morire giovedì notte in un letto dell'University College Hospital di Londra, a sussurrare a un giornalista del Times un'altra frase particolarmente significativa: «Quei bastardi ce l'hanno fatta con me, ma non ci riusciranno con tutti»
E subito la replica di Mosca non si è fatta attendere: «Le accuse contro la Russia non sono altro che sciocchezze», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov da Helsinki dove Putin sta partecipando al vertice Ue-Russia. Mentre lo stesso Putin ha precisato che «la morte di Litvinenko è una tragedia e non va usata come una provocazione politica, tanto più che non ci sono prove che sia stata una morte violenta». Tornando su uno dei temi che, ultimamente, gli sono più cari Putin ha aggiunto: «Guardate cosa succede nei Paesi europei con la mafia che uccide in modo sistematico poliziotti, giornalisti, giudici. Quello sì è un enorme problema». Sarà. Ma intanto il governo britannico ha invitato ufficialmente Mosca a collaborare con l’inchiesta trasmettendo subito tutte le informazioni che potrebbero essere utili alla polizia. E il Dipartimento di Stato americano ha chiesto a Londra informazioni sulla morte dell’ex spia. Putin ha garantito collaborazione. Ma con Londra i nervi sono a fior di pelle. Tant’è che Blair ha riunito per il caso il comitato Cobra che viene attivato solo per le emergenze terroristiche.
Il professore Pat Troop, dell'Health protection agency, l'ente britannico per la protezione della salute pubblica, ha confermato ieri che Litvinenko è stato ucciso dal polonio 210, una sostanza radioattiva che potrebbe essere entrata nel corpo dell’ex agente da una ferita o che l’uomo potrebbe aver ingerito o inalato. Resta il fatto che la fine di Litvinenko, come le ore che hanno preceduto il suo avvelenamento, restano avvolte da un fitto mistero. Litvinenko, che aveva ottenuto asilo politico nel Regno Unito nel 2001, e aveva la cittadinanza britannica, nell'ultimo periodo stava indagando sull'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaïa. Il primo novembre aveva bevuto del tè in compagnia di due russi, un suo vecchio amico, l’uomo d’affari, Andrei Lugovoy, e un certo «Vladimir» che non conosceva. Più tardi, lo stesso giorno, a Piccadilly Circus aveva incontrato un suo contatto italiano, il docente Mario Scaramella, ex consulente della commissione parlamentare sul caso Mitrokhin, che gli avrebbe fornito informazioni proprio sull'omicidio di Anna Politkovskaïa, la giornalista nota per le sua aspre critiche al Cremlino, uccisa a Mosca il 7 Ottobre. Interrogato ieri a Mosca da ufficiali britannici Lugovoy ha dichiarato di conoscere Litvinenko da dieci anni e che, dopo tanto tempo, l'ex spia lo aveva chiamato per chiedergli se era interessato a contatti finanziari a Londra. Lugovoy ha raccontato di essere arrivato all’appuntamento, in compagnia dell’altro connazionale, all'hotel Millenium di Londra, prima di Litvinenko e di aver mangiato qualcosa, ma che Litvinenko non ordinò né cibo né bevande durante il loro incontro. «Con noi però non c'è mai stato alcun Vladimir ha smentito Lugovoy, intervistato a Mosca dal Daily Telegraph, ma il mio socio, Dimitri Kovtin». Dopo l'incontro, ha raccontato ancora Lugovoy, ci si era accordati per vedersi nuovamente il giorno successivo alle 18.30. Ma il 2 novembre Litvinenko lo ha chiamato e gli ha detto di sentirsi male e che pertanto non sarebbe stato in grado di essere presente all'incontro. E tracce di sostanze radioattive sono state rinvenute sia all’hotel Millennium che al sushi bar.
«Dietro la morte di Aleksandr ci sono le forze del male russe», denuncia Oleg Gordievsky, un amico dell'ex spia dell'Fsb, anche lui ex agente dei servizi, da tempo residente a Londra. Parlando con l'emittente britannica Sky, Gordievsky ha ricordato che l’amico «stava combattendo contro le autorità che stanno reprimendo la democrazia e le libertà in Russia».

Disperato lo sfogo del padre di Litvinenko, Walter, in lacrime davanti all'ospedale: «Mio figlio è stato ucciso da una piccola bomba atomica. Questo regime è un pericolo omicida per il mondo. Se lo lasceremo fare farà un boccone di tutti noi».

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