L’ultima battaglia in tribunale dei parenti delle vittime

L’ultima battaglia in tribunale dei parenti delle vittime

Comincia stamattina presto con le verifiche dell’identità dei 477 detenuti palestinesi che saranno liberati per primi la complessa operazione che porterà al rilascio, dopo quasi cinque anni e mezzo trascorsi in prigionia a Gaza, del caporale israeliano Gilad Shalit. I dettagli esatti dello scambio sono rimasti segreti, ma se ne conoscono le linee generali. I prigionieri palestinesi saranno condotti in pullman a diversi posti di confine: 300 entreranno nella Striscia di Gaza, 96 in Cisgiordania, 14 a Gerusalemme, 6 arabi israeliani saranno rilasciati presso i loro domicilii, mentre 40 prigionieri banditi all’estero saranno inviati in Egitto per essere poi trasferiti in tre Paesi (Turchia, Siria e Qatar) che hanno accettato di accoglierli: per molte di queste persone il divieto di ritorno è di 10, 20 o 25 anni, per alcuni perpetuo.
Mentre i detenuti palestinesi giungeranno ai confini, a Gaza Shalit sarà presentato a un rappresentante della Croce Rossa o a uno egiziano, che confermerà a Israele che l’ex prigioniero è vivo e in buona salute. A quel punto Israele libererà le 27 donne detenute, dopodiché Shalit sarà trasferito brevemente in territorio egiziano: avuta la conferma del suo arrivo, Israele darà il via alla liberazione dei 450 palestinesi: a Gaza si preparano grandi feste e in Egitto arriverà per accoglierli il leader di Hamas Khaled Meshaal. Contemporaneamente, Shalit rientrerà in Israele, verosimilmente al valico di Nitzana a sud di Gaza: qui sarà visitato da medici e potrà telefonare alla famiglia. Raggiungerà poi in aereo la base aerea di Tel Nof, presso Tel Aviv, dove abbraccerà i familiari e sarà accolto dal premier Netanyahu, dal ministro della Difesa Barak e dal capo di stato maggiore Gantz. Infine, la famiglia Shalit sarà accompagnata nella propria abitazione a Mitzpe Hila, nel nord di Israele.
L’ultima giornata prima della liberazione è stata molto tesa per i familiari del prigioniero, che si sono confrontati presso la Corte Suprema con quelli di alcune vittime dei terroristi arabi che saranno liberati per consentire lo scambio. I sostenitori del ricorso, spalleggiati da gruppi della destra nazional-religiosa, hanno chiesto con toni talora accesi e di forte emozione, d’annullare lo scambio (che coinvolge anche responsabili diretti di gravi fatti di sangue) giudicato un insulto alla memoria dei loro cari, un «premio al terrorismo» e un «immorale» incoraggiamento a nuovi attacchi futuri contro Israele.

Ma le loro chances di successo sono pari a zero.
Intanto Israele si prepara a un altro scambio, stavolta con l’Egitto: rilascerà tutti i detenuti egiziani (81 persone) in cambio dell’israeliano Ilan Grapel, accusato di spionaggio.

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