L’ultima di Fidel: presto scoppierà una guerra nucleare

È vero che «il peggiore dei sacrilegi è il ristagno del pensiero», come il presidente non si è stancato di ripetere negli ultimi quarant’anni della sua vita. Ma viene un momento in cui ai pensieri - quando puntano a trasformarsi in fervide elucubrazioni, e queste a interessare il sistema cardiovascolare - bisognerebbe dare sollievo, e insomma prenderla un po’ più bassa, come non si stancano di ripetergli (con amabile circospezione, s’intende) i suoi medici. Ma lui, il vecchio Fidel, non se ne dà per inteso. Che volete che siano, del resto, 83 anni suonati, per uno che di mestiere ha sempre fatto il líder maximo?
L’ultima è di pochi giorni fa. Commentando una battuta del presidente americano Obama, il quale ebbe a dire che non gli sarebbe dispiaciuto assistere il 2 luglio ai quarti di finale, posto che agli Usa fosse riuscito di sfangarla agli ottavi, in Sud Africa, il líder maximo se ne uscì con la seguente sparata: «Obama dovrebbe sapere meglio di tutti che questi quarti non si potranno tenere, giacché prima di allora il mondo sarà funestato da una catastrofe gravissima».
Catastrofe? Gravissima? Prima del 2 luglio? Il sostantivo, seguito dal fragoroso aggettivo, fece il giro delle cancellerie mondiali, suscitando lì per lì qualche imbarazzato sorriso. Poi il 2 luglio passò, e il mondo fece spallucce. Ora il vecchio Fidel torna a coppe, come si dice, e l’imbarazzo cresce, giacché non si capisce se bisogna prendere le sue sparate come quelle di un Lino Banfi in Un medico in famiglia, o se non convenga attrezzarsi contro il malocchio jettatorio che promana dalla vecchia Avana.
Dice dunque Fidel Castro - ma lo dice in base al ragionamento logico, sottolinea - che una «catastrofica guerra nucleare» è alle porte. Da una parte, gli Stati Uniti e Israele. Dall’altra, l’Iran dei pasdaran e degli ayatollah. «L’impero è sul punto di commettere un imperdonabile errore che nessuno potrà impedire e avanza inesorabile verso un destino sinistro», è l'amara constatazione della Pizia cubana.
Titolo della «riflessione», che essendo la quarta sul tema somiglia più a un’ossessione, è «La felicità impossibile». A proposito: possibilità di evitare la catastrofe? Pochine, prevede l’ottantatreenne comandante supremo, che non vede vie d’uscita.
Fidel cita il Comandante dell'Armata del Corpo Scelto dei Guardiani della Rivoluzione Islamica, generale Ali Fadavi, secondo il quale gli Stati Uniti ci devono solo provare, a pretendere di ispezionare navi iraniane in acque internazionali. «Se questo accadrà», minaccia il Comandante di tutta quella roba maiuscola di cui sopra, gli Stati Uniti e i loro alleati avranno «una risposta terrificante» a base di missili di cui il naviglio pasdaranico è farcito. Ecco, conclude Fidel, «sarà quello il preciso momento in cui si innescherà la catastrofe nucleare».
Il resto verrebbe di conseguenza. «L’economia della superpotenza - prevede la Cassandra dell’Avana - crollerà come un castello di carte». E poiché gli americani sono quei mollaccioni che tutti sanno, a differenza del popolo cubano, temprato da decenni di privazioni e di spirito rivoluzionario, è facile intuire che «la società degli Usa sarà la meno preparata ad affrontare il disastro provocato dall’impero». Quanto ai danni ambientali dovuti alle bombe «che esploderanno in varie zone del pianeta», be’, chi può dire quale sarà la loro portata? «Azzardare ipotesi sarebbe pura fantascienza da parte mia», concede il líder maximo. Del resto poche sono le certezze di questo mondo. Come ebbe a dire una volta, «il tabacco può uccidere, la cioccolata no».


Un’altra delle sue ferrigne convinzioni è che la «conseguenza più straordinaria della rivoluzione cubana è l’incredibile coscienza rivoluzionaria che si è sviluppata nel popolo». Non è vero, naturalmente. Ma sapete come sono gli anziani, no? Quando si mettono in testa una cosa...

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