In questo mondo la vita vale poco. Ogni giorno si commettono omicidi, e innumerevoli persone muoiono di morte violenta. Anche gli adolescenti per non parlare dei bambini stanno imparando a uccidere altri coetanei o i propri genitori. I fatti di cronaca mostrano gente avida di potere e di denaro che uccide senza scrupoli. Se aggiungiamo a questo la violenza e la brutalità esaltate in Tv e al cinema, è come se la nostra società fosse avvolta in una cultura morbosa che si accentra sulla morte.
Nella seconda metà del XX secolo la morte è diventata un soggetto stranamente popolare. Prima di allora, forse in modo abbastanza sorprendente, era un tema che veniva generalmente trattato nelle speculazioni scientifiche serie e, in misura minore, in quelle di natura filosofica. Oggi la morte è diventata l'ultimo tabù efficace della nostra società e sembra rappresentare una delle fonti più importanti di manipolazione ideologica.
La caratteristica forse più evidente di questa «cultura della morte» è l'idea diffusa che potere, supremazia, denaro e piacere siano molto più importanti della vita umana e dei valori morali e ci piaccia o no, questo influisce direttamente o indirettamente su tutti noi, ma i giovani sono i più a rischio.
La morte comincia ad essere vista come la molla fondamentale che governa la vita, la vitalità e la struttura dell'ordine sociale. La musa delle nostre religioni, filosofie, ideologie politiche, arti e tecnologie mediche. Fa vendere quotidiani e polizze assicurative, vivacizza le trame dei programmi televisivi e stimola addirittura le industrie. Basti pensare ai film o a certi programmi televisivi o a certa musica, per non parlare dei videogiochi detti «deathmatch», ovvero «duelli all'ultimo sangue»in cui si insegna ad uccidere. Giocare contro un avversario in carne ed ossa che sta da una parte qualsiasi del mondo e cercare di dimostrare il proprio valore è un'esperienza forte. È facilissimo farsi prendere la mano e molti adolescenti sono come ipnotizzati dagli scenari tridimensionali che fanno da sfondo ai combattimenti cruenti.
Anche se nel mondo reale non ci sono creature mostruose contro cui combattere in una lotta all'ultimo sangue, il modo di vivere di molti include comportamenti autodistruttivi. Ad esempio, nonostante i servizi sanitari e altri esperti mettano in guardia contro i pericoli del fumo, della droga e dell'alcool questi vizi continuano a diffondersi. In molti casi portano a una morte prematura. Per aumentare profitti illeciti, le grandi industrie e i trafficanti di droga continuano a sfruttare l'ansia, la disperazione e la povertà spirituale della gente.
Se in molti giovani c'è un vuoto spirituale che viene colmato dalla subcultura della morte e della violenza, la colpa è spesso della pigrizia dei genitori, della violenza delle forme di svago e della mancanza di educazione morale e spirituale. Visto il «vuoto spirituale» con cui lottano soprattutto i giovani, i genitori saggi dovrebbero rendersi conto che da una parte i figli hanno bisogno di forme di svago sane, e dall'altra hanno bisogno di ricevere regolarmente sostegno a livello personale. Dovrebbero parlare con i loro ragazzi dei loro gusti in fatto di musica, programmi televisivi, videocassette, romanzi, videogiochi e film.
Anche se forse non lo dicono apertamente, molti giovani hanno disperato bisogno dell'affetto e della guida dei genitori. Hanno bisogno di risposte schiette perché vivono in un mondo pieno di incertezze. Gli adulti dovrebbero capire che i loro figli devono affrontare un mondo molto più complicato di quello che si presentava loro quando avevano la stessa età.
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