L’ultima frontiera dei serial tv è la poligamia

Dai turbamenti delle casalinghe disperate ai baci gay dell’antica Roma: ecco i nuovi confini del pudore

Gaia Cesare

Immaginate tre donne che, oltre a condividere lo stesso giardino, condividano anche lo stesso uomo. C’è Barbara, che non vuole solo occuparsi di famiglia, ma intende anche far carriera. C’è Nicki, maniaca dello shopping, che teme i confronti con la bruna che l’ha preceduta in ordine di arrivo, ma che non esita a lanciare qualche stoccata alla più giovane. E infine c’è una lolita, proprio lei, l’ultima arrivata, invidiata dalle altre due per la sua giovane età e per le prestazioni sessuali degne dei suoi 21 anni. Questa volta, però, sugli schermi della tv americana non va in onda la solita storia di tradimenti e sotterfugi, ma uno show che qualcuno ha già definito «il nuovo sogno americano» e che qualcun altro ritiene invece l’incubo dell’uomo moderno: tre donne per un solo marito con sette figli da mantenere. È l’ultima trovata della tv via cavo Hbo. Si chiama Big love ed è una storia di poligamia ambientata a Salt Lake City, condita con un cast d’eccezione: Jeanne Tripplehorn (amante nel celebre film Sliding Doors), Chloe Sevigny (star in un’altra serie tv di successo, Mrs Harris) Ginnifer Goodwin (già vista al fianco di Julia Roberts in Monna Lisa smile) e infine Bill Paxton, navigato attore hollywoodiano nelle vesti di un marito che, per poter reggere i ritmi di questa famiglia allargata, si aiuta con cospicue dosi di Viagra.
Prodotto da Tom Hanks, in onda in prima serata, il serial è l’ultimo di una lunga lista che ha come filo conduttore il sesso e i rapporti di coppia nell’era moderna. Sarah Jessica Parker e le sue avventure amorose come protagonista di Sex and the City hanno ormai fatto scuola, oltre che aver fatto breccia su un pubblico che ha ormai abbondantemente superato i confini americani. Ci sono donne che sanno quello che vogliono e come averlo, c’è la seduzione, l’erotismo e la gelosia, c’è un linguaggio ricco di riferimenti sessuali, con poco perbenismo e la rottura esplicita di vecchi tabù.
Già nei Sopranos - la serie tv della Hbo che continua a far discutere per la rappresentazione dello stereotipo hollywoodiano sugli italiani mafiosi - c’era un linguaggio apertamente smaccato e una moglie infuriata per le scappatelle irrefrenabili del marito. A far discutere, specie in Italia, è stata poi Roma, la serie Hbo-Bbc, coprodotta anche da Raifiction, girata interamente in Italia ma sforbiciata per il Belpaese nelle scene considerate troppo scandalose: via i nudi maschili, i baci gay e le scene d’incesto, seppur utili a raccontare la Roma del I secolo a.C., nel passaggio dalla Repubblica all’Impero.
Se negli Stati Uniti, insomma, le avventure erotiche mordi e fuggi di Sarah Jessica Parker hanno dato vita a una serie di cloni che immortalano il sesso come un’esperienza frivola e divertente delle donne indipendenti di oggi, in Italia ancora resta un po’ di pudore. Pudore che tuttavia potrebbe rompere - ma sempre in versione soft - l’ex Miss Italia Martina Colombari, che potrebbe presto apparire nel ruolo di protagonista (in veste di speaker in una sexy-radio) in una nuova sit-com di Italia uno.
Che dire poi di Desperate Housewives, il caso televisivo dell’anno? Una beffa allo stereotipo della casalinga modello. Apparentemente belle, ricche e appagate, le personalità femminili di questo serial nascondono una serie di scheletri nell’armadio: c’è la volitiva Susan (abbandonata dal marito scappato con la segretaria) che s’innamora dell’idraulico tutto muscoli, c’è l’ingorda Gabrielle, amante del giovane giardiniere, e poi Bree, che con sublime eleganza confida all’analista (desideroso tra l’altro di assistere agli amplessi della coppia) i suoi sogni erotici davanti a un corpo maschile. È la vita sessuale fra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo Millennio, la stessa che tanto bene è stata rappresentata da Carrie, la giornalista newyorchese di Sex and the City che, senza peli sulla lingua, dimostra inequivocabilmente come le donne parlino di sesso e trasgrediscano nella vita e fra le lenzuola esattamente come i vecchi latin lover facevano con le loro amanti.
Anche negli Stati Uniti, tuttavia, le polemiche arrivano puntuali insieme agli ottimi ascolti televisivi. Se una parte di pubblico accoglie con favore la trasgressione e le scarse inibizioni rappresentate in un contesto di ordinaria quotidianità, c’è chi ancora urla alla scandalo. La poligamia istituzionalizzata, come nel caso di «Big love» (definita dalla Hbo «la rappresentazione tipica di una famiglia atipica») non va a genio a molti, nemmeno se condita da scenette divertenti come quella delle tre mogli che fissano il calendario per la spartizione notturna del marito.

A irritarsi sono stati persino i mormoni, la cui comunità religiosa fondata da Joseph Smith e radicata nello Stato dello Utah, da tempo tenta di togliersi di dosso l’immagine di gruppo dedito ai matrimoni plurimi, aboliti nel lontano 1890. C’è da giurare, però, che la nuova serie sia almeno di gradimento ai circa 40mila poligami che si calcola vivano ancora negli Usa.

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