L’ultima frontiera del terrore: il botulino usato come arma

Neanche gli antirughe ci lasciano tranquilli. Il quotidiano americano Washington Post diffonde un allarme lanciato da esperti della lotta al terrore a proposito del botulino. A loro avviso questa micidiale tossina, contenuta in quantitativi infinitesimali nelle fialette utilizzate per microiniezioni locali a scopo estetico, potrebbe essere l’arma del futuro per stragi di massa. Il botulino puro è di per sé probabilmente la sostanza più tossica esistente: l’equivalente di un granello di sabbia è sufficiente per uccidere un uomo del peso di 70 chili. Scartato in passato dagli esperti militari di diversi Paesi come arma biologica per la sua tendenza a deteriorarsi col calore, il botulino era già citato in un manuale di Al Qaida risalente al 2001 come possibile mezzo per avvelenare cibi o acqua.
Ora gli esperti dell’antiterrorismo Usa temono che i fanatici dell’islam possano rivolgersi a produttori di “botox” contraffatto, come quel misterioso Rakhman nel 2006 vendette a San Pietroburgo a prezzi bassissimi grandi quantità di fialette antirughe che diceva di procurarsi in Cecenia. I traffici di Rakhman furono interrotti dalle autorità russe, ma la fonte del preparato non fu mai trovata dagli inquirenti. Il Washington Post sostiene che la maggior parte del falso “botox” venduto via internet arrivi dalla Cina, ma è un fatto che gli indirizzi cinesi dei venditori risultano quasi sempre inesistenti.
Le stragi al botulino sono per fortuna solo un incubo del futuro. Ma il terrorismo è purtroppo sempre attivo nel presente. Nel giorno in cui in Irak viene messo a morte Alì Hassan al-Majid, meglio conosciuto come Alì il Chimico, responsabile della strage con i gas di migliaia di civili curdi nel 1988, si torna a morire nel cuore di Bagdad. Tre autobombe sono state fatte esplodere quasi simultaneamente davanti ad altrettanti importanti alberghi, provocando la morte - secondo un bilancio che rischia di aggravarsi nelle prossime ore - di 36 persone e il ferimento di oltre 70.
Gli edifici degli hotel Babel, Hamra e Palestine (ma anche in parte dello Ishtar Sheraton che sorge vicinissimo a quest’ultimo) hanno subito danni gravissimi, così come diverse case e numerose auto parcheggiate nelle vicinanze. Si è trattato di una sorta di provocatoria dimostrazione di forza da parte dei terroristi, perché l’area colpita - non distante dalla protettissima “zona verde” dove hanno sede le istituzioni governative e militari - è quella degli alberghi più frequentati dalla stampa internazionale e quella dove molti importanti giornali occidentali hanno i propri uffici. Le vittime, tuttavia, sono quasi tutte civili iracheni e solo in minima parte sono stati colpiti poliziotti o agenti della sicurezza locale. Una delle deflagrazioni, quella che ha colpito l’hotel Sheraton, ha investito anche un club privato dove era in corso una riunione politica in vista delle elezioni politiche del prossimo marzo.
La responsabilità di questi attacchi non era stata ancora rivendicata ieri sera, ma un portavoce del governo iracheno, collegandoli alla precedente azione terroristica di un mese e mezzo fa che provocò 127 morti, ha parlato di ripresa delle attività criminali di insorti legati al regime di Saddam Hussein. Il che sottintende un collegamento con l’impiccagione di Alì il Chimico, che di Saddam era cugino. Ieri il governo di Bagdad, nell’annunciare l’avvenuta esecuzione, l’ha definita «una giusta vendetta». Al-Majid era responsabile della spaventosa strage di Halabya, una cittadina abitata da curdi nell’est dell’Irak che Saddam volle fosse colpita in modo “esemplare” per la sua presunta collaborazione col nemico iraniano durante la guerra che contrappose Bagdad a Teheran tra il 1980 e il 1988: furono “gasati” con un bombardamento chimico circa cinquemila civili, tra cui donne e bambini.

Ma Al-Majid era stato condannato a morte altre tre volte, una ancora per crimini di guerra contro i curdi, un’altra per stragi di sciiti nel sud dell’Irak e un’ultima per le atrocità commesse durante la deportazione di queste popolazioni voluta dal dittatore.

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