Claudio De Carli
Lidea è partita da Carlo Ancelotti: «Potrei evitare di tenere i calciatori in ritiro in alcune occasioni», ed è stata subito abbracciata da Paolo Maldini e dal resto dei milanisti. Loccasione migliore si presenta domani, vigilia del posticipo serale di campionato fra Milan e Palermo, e ritiro abolito sarà, anche se facoltativo.
Una settimana milanista da maneggiare con cura: venerdì sera squadra a Genova, sabato alle 18 Milan-Sampdoria, rientro a Milano, allenamento domenica mattina a Milanello, rientro a casa, lunedì mattina partenza per Bruxelles, allenamento al Van den Stock campo dellAnderlecht, martedì sera Champions league, rientro in Italia, nel pomeriggio di mercoledì allenamento a Milanello, così anche giovedì e venerdì. Ma sabato sera si passa in famiglia, esattamente a 24 ore dalla sfida con il Palermo, stracciato un rito del vecchio calcio che resisteva dagli anni Sessanta, nato come punizione corporale dopo una pessima prestazione e presto riciclato come trionfo del gruppo che si cementa. A confermare lavvio del nuovo trend è lo stesso Carlo Ancelotti: «Evitare il ritiro del sabato? Sì, questa settimana è possibile, è comunque una decisione che prenderemo tutti assieme, io e la squadra naturalmente».
Che tradotto dal calcese significa: io mi fido di loro e loro si fidano di se stessi, una serata in famiglia al termine di una settimana così intensa, non può che far bene. Una settimana che peraltro ne annuncia altre identiche: da qui alla sosta natalizia si gioca sempre al mercoledì, fra turno infrasettimanale di campionato, Champions league e coppa Italia. Per i club cè una boccata dossigeno il 15 novembre, data dellamichevole della Nazionale italiana a Bergamo, una situazione estrema che durante lultimo ritiro azzurro Andrea Pirlo ha denunciato rapido: «Si gioca troppo, iniziamo a riportare la serie A a diciotto squadre».
E non è tutto, perché alla ripresa dopo la sosta invernale, a Champions league ferma, sono previsti quattro turni di Coppa Italia tutti concentrati nel mese di gennaio.
Un ritiro soppresso e una serata in famiglia non toglieranno certo il sonno e il pericolo sembra invece un altro: «Quello che i tifosi associno la prima sconfitta al mancato ritiro - disse Paolo Maldini -. Cosa che mi darebbe molto fastidio. Sarebbe un discorso da prima repubblica del pallone». E colse loccasione per ricordare che al termine della stagione 2003 il Milan vinse una Coppa Italia senza mai chiudersi nel pre-gara nelle stanze di Milanello.
Dopo la proposta di Carlo Ancelotti, a giro dorologio, si sono sentiti i pareri di allenatori e medici sportivi, quasi unanimità di consensi con pochissime eccezioni: aboliamoli, sono inutili, anzi in alcuni casi dannosi.
Con lavallo di medici e preparatori atletici: con partite così vicine e consecutive, i giorni di ritiro pre-gara diventano eccessivi e sono un sacrificio anche per la famiglia del calciatore. Lo stress di un atleta nasce anche da queste frustazioni che hanno poi ripercussioni sulla forma psicofisica.
Alla base però occorre un rapporto di fiducia che al Milan non sembra proprio mancare. Una divisione dei compiti e delle responsabilità di cui ognuno deve sapersi fare carico, anche nelle competenze: «Abolire il ritiro? Questa è una decisione di Carlo Ancelotti - precisa Ariedo Braida -, sono scelte che spettano a lui e non alla società». Lorganizzazione passa anche dal rispetto dei ruoli.
Oltretutto la decisione di lasciare il ritiro sarà facoltativa: chi riterrà che solo Milanello riesca ad assicurargli quella concentrazione e quellequilibrio che gli consentono il miglior approccio alla partita, potrà farlo e resterà a dormire nelle stanze di casa Milan. Il resto non cambia, domenica mattina è in programma una seduta di riscaldamento, per tutti, abolizionisti e non.
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