Politica

L’ultima sfida dei duellanti di An Questa volta si giocano il Lazio

È una vita che si rincorrono. Sono cresciuti quasi nelle stesse strade, quando il piombo era ancora caldo e frequentare certe sezioni poteva costarti la vita. Erano ancora ragazzini quando hanno visto le spranghe e le P38. Si sono guardati all’università, sullo stesso fronte, senza mai amarsi più di tanto. Fabio Rampelli e Andrea Augello non frequentano le prime pagine dei giornali, in televisione ci vanno poco, sono cresciuti con Alemanno, Gasparri e Storace, ma non sono colonnelli. Sono stati con Fini e contro Fini, alternandosi, inseguendosi, senza incontrarsi mai davvero. Eppure a Roma, e nel Lazio, loro contano. Contano i voti, tanti, sparsi sul territorio, conquistati uno a uno, con anni di militanza, di politica, come se la città eterna fosse un Risiko, da conquistare, mappa su mappa. Alle ultime europee si sono pesati. I voti di uno sono finiti sul cognato, Marco Scurria. I voti dell’altro su Roberta Angelilli, la madre di sua figlia. È finita bene. Pari e patta. Centoventimila voti a testa, Scurria e Angelilli sono andati a Strasburgo, dietro di loro il vuoto.
Ora Rampelli e Augello vogliono il Lazio. Chi sfiderà Marrazzo? Berlusconi vuole la Todini. Fini la Polverini. I romani di destra vogliono quei due. Qualcuno dice che sono usciti da un romanzo di Conrand. E di certo li avete visti con l’occhio di Ridley Scott come eterni duellanti. Ecco chi sono. Sono D’Hubert e Feraud o, perlomeno, ci assomigliano. Sono quei due ufficiali che nel cuore delle guerre napoleoniche s’incontrano, si battono, si sfidano, per tutta una vita. Sono due stili di vita, due caratteri, due passioni, due vite che si incrociano sotto la stessa bandiera. Non avrebbero quasi nulla in comune, ma c’è quel destino che li lega.
Alla fine degli anni ’80 il Fronte della Gioventù era una scelta di vita. Loro erano lì. Rampelli nella sezione di Colle Oppio, cuore nero della destra romana. Augello più a Ovest, dove l’Aurelia porta verso nord ovest. Ed erano due modi diversi di chiamarsi Msi. Rampelli passione, carisma, comunità, volontariato, De Benoist, un gruppo di ragazzi da crescere, sospesi tra la tradizione e la modernità. Augello strategia, calcolo, freddezza, astuzia, Evola, cultura, aristocrazia, potere. Rampelli Aragorn, che si muove in periferia come un ramingo. Augello Boromir, che sente la forza dell’anello e cerca di resistere. Rampelli che quando An conquista il Lazio con Storace non entra in giunta e si ritrova a fare il resistente in casa. Messo in un angolo, sempre lì a tuonare che si sta sbagliando tutto. Alla fine anche Alemanno gli darà ragione. Fabio aveva visto prima errori e ambiguità. Andrea no, lui era il braccio forte, l’assessore al bilancio. E di questo è orgoglioso, perché la politica è anche governo, sporcarsi le mani. Questa è Roma, vista da destra.

E i duellanti si battono ancora.

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