Silvia Kramar
da New York
Tom Robinson si era sempre domandato chi fossero i suoi antenati. Se li immaginava a vivere nelle piovose campagne di Windmere, nel nord ovest della Gran Bretagna, da dove un suo trisnonno era partito per cercare fortuna negli Stati Uniti. A 48 anni Robinson, un tranquillo professore di contabilità all'Università di Miami, ha invece scoperto di possedere lo stesso cromosomo di Genghis Khan. Di essere cioè l'ultimo discendente del signore della guerra mongolo il quale, a cavallo tra il 1162 e il 1227, anno della sua morte, aveva conquistato il più vasto impero della storia.
Ma a guardarlo, Tom Robinson non ha nulla del feroce guerriero che aveva fatto della guerra un'arte e della crudeltà la sua arma migliore. Se Genghis Khan amava trucidare e torturare i suoi nemici, ed era famoso per divertirsi a vederli morire tra sofferenze inimmaginabili, ordinando ai suoi soldati di versare argento bollente nelle orecchie dei malcapitati e facendoli squartare lentamente, Robinson invece è un tranquillo professore di mezza età sposato con un'altrettanto pacifica casalinga di nome Linda. Anche se si dichiara repubblicano convinto, non ha certo una tendenza guerrafondaia come quella che aveva portato il suo leggendario antenato ad unire le tribù delle steppe e a unificare il suo impero: da allora quell'uomo che si chiamava Temüjin aveva assunto il titolo di «comandante universale» cioè di Genghis Khan.
«Qualche volta vado a cavallo», ha sorriso Robinson, «Ma le occasioni qui in Florida sono rare. Ho comandato un'armata di contabili, quella sì, ma non mi sarei mai immaginato di avere nel sangue il Dna dell'uomo più potente dell'Asia antica».
Robinson non ha figli ai quali lasciare questa straordinaria eredità, eppure quattro anni fa la sua curiosità l'aveva spinto a credere nella bio-archeologia e ad inviare un campione del suo Dna ad un laboratorio inglese: l'Oxford Ancestors. Lo stesso che aveva fatto storia, nel 1994, quando era riuscito a collegare una tranquilla signora inglese al Dna dell'uomo delle nevi ritrovato nei ghiacci delle Alpi tirolesi. Il professor Bryan Sykes, fondatore del laboratorio inglese, nel 2003 aveva portato a termine uno studio col quale aveva dimostrato che almeno sedici milioni di uomini, quasi tutti in Asia centrale, probabilmente possedevano lo stesso cromosomo Y appartenuto a Genghis Khan. Dopo aver ricevuto il Dna di Tom Robinson, Sykes l'aveva paragonato insieme ai campioni di altri 25.000 clienti con quello posseduto dal grande conquistatore, giocando sul calcolo della probabilità: la tomba del signore della guerra mongolo non è mai stata ritrovata, ma si sa che ovunque andasse Khan era solito far trucidare i mariti e violentarne le moglie, mettendo al mondo migliaia di figli.
«Quando ricevetti la telefonata» ha spiegato Robinson «Mi dissi Oh no, chi sarà mai questo antenato violentissimo? Adolf Hitler?. Così quando seppi che si trattava di Genghis Khan tirai un sospiro di sollievo».
Andando a ricercare la storia della Mongolia, il professore ha scoperto che oggi, in quel paese di 2 milioni e mezzo di abitanti quasi nascosto tra la Russia e la Cina e famoso per i suoi cavalli e le sue popolazioni nomadi, Genghis Khan è considerato il padre della patria: un vero e proprio eroe. Quest'anno, nel celebrare l'ottocentesimo anniversario della nascita del Paese, I mongoli festeggeranno a lungo la leggenda del loro comandante.
Quali? Divieto di rubare cavalli o rapire le donne.
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