L’ultimo gioco del Professore: il «pigliatutto»

Arturo Diaconale

È iniziata all'insegna degli equivoci la campagna per le primarie all'interno del centrosinistra. Romano Prodi ha annunciato che chi vincerà la competizione e riceverà l'investitura a candidato premier fisserà liberamente il programma della coalizione. Senza limiti e condizionamenti di sorta da parte degli alleati. Ma Fausto Bertinotti ha subito corretto le affermazioni del leader ulivista. Ed ha spiegato che il programma del centrosinistra non solo verrà preparato dopo le primarie ma non potrà non tenere conto dei rapporti di forza emersi dalla consultazione popolare.
Nessuno nutre un solo dubbio su chi, tra Prodi e Bertinotti, sia destinato a spuntarla. Il leader dell'Unione può proclamare quanto vuole che una volta vinte le primarie e ricevuta l'investitura dal basso avrà l'autorità necessaria per imporre il proprio programma a tutte le diverse componenti del centrosinistra. Ma non ci vuole particolare esperienza politica per capire che questo suo intendimento è illusorio. Le primarie all'italiana non hanno nulla a che spartire con le primarie per le presidenziali americane. Negli Stati Uniti la consultazione si svolge all'interno di un unico partito, democratico o repubblicano che sia. E chi vince toglie di mezzo ogni altro candidato costringendolo a rientrare nell'ombra e a rinunciare a ogni forma di condizionamento del vincitore della corsa alla nomination.
Nella sinistra italiana, invece, la consultazione non si svolge all'interno di un solo partito ma riguarda le componenti di una larga e rissosa coalizione. Chi vince conquista il ruolo di candidato premier ma non toglie di mezzo nessuno. Anzi, deve necessariamente tenere conto dei rapporti di forza indicati dal voto per mantenere l'unità dello schieramento. E nel momento della preparazione del programma è obbligato a scendere obbligatoriamente a patti con tutti quelli che hanno partecipato alla consultazione.
Prodi, quindi, si illude o finge di illudersi, se pensa che una volta vinte le primarie stilerà il programma che più gli aggrada. La sua prospettiva è ben diversa. Sarà costretto a scendere a patti con qualsiasi altro concorrente per non perdere neppure una minima fetta dello schieramento di centrosinistra. Ma, soprattutto, dovrà pagare un prezzo altissimo al suo principale antagonista Fausto Bertinotti, che attraverso primarie in cui non partecipano esponenti dei Ds è destinato ad accreditarsi come il partner principale ed indispensabile del patto di sindacato che tiene insieme il centrosinistra.
Altro che programma senza condizionamenti, quindi! Prodi vorrebbe che le primarie fossero come l'antico gioco del «cucuzzaro». Quello in cui chi vince prende tutto. Invece dovrà ricredersi. Ed accontentarsi di una sola cucuzza.

La sua.

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