L’ultimo saluto al capitano Legnani

L’ultimo saluto al capitano Legnani

«Che il suo eroismo sia per noi una lezione, una testimonianza ma anche un monito per il futuro»: è uno dei passaggi dell'omelia di monsignor Giovanni Denegri, cappellano militare capo del presidio che ieri mattina nella basilica dell'Immacolata di Genova ha officiato il funerale solenne del Capitano di fregata Emilio Legnani, 88 anni, nato a Milano, comandante dei mezzi d'assalto della Marina, decorato con medaglia d'oro al valor militare per una missione nel Mar Nero, dove il 3 agosto 1942 affondò un incrociatore russo.
A salutare il feretro che ha fatto il suo ingresso in chiesa avvolto dal tricolore con lo stemma della Marina Militare c'era il picchetto d'onore, oltre alle autorità e a rappresentanti di varie associazioni di reduci, dall'Unione nazionale italiana reduci di Russia all'associazione nazionale reduci d'Africa, oltre all'Unione nazionale sottufficiali italiani, allo stendardo del Comune di Genova, all'Istituto del Nastro Azzurro e all'associazione Guardie d'onore del Pantheon.
Nel corso della cerimonia monsignor Denegri ha elencato le gesta di Legnani ricordando quando durante l'attacco notturno a Taranto del 12 novembre 1940 riuscì a portare in salvo l'archivio segreto della nave sulla quale era imbarcato, danneggiata dai siluri inglesi e poi ancora quando, promosso sottotenente di vascello durante la missione condotta nell'agosto 1942 - quella che gli valse la medaglia d'oro al valor militare - affondò un incrociatore russo.
Davanti alla bara di Legnani, sulla quale erano appoggiate la sciabola, le decorazioni ed un berretto della Marina Militare, Denegri ha poi voluto sottolineare il rapporto che lega Genova ai grandi eroi del mare, ricordando anche personaggi come il tenente di vascello Durand de La Penne ed il contrammiraglio Luigi Mascherpa.
«Cosa c'è di grande e meraviglioso nel cuore di questi eroi - ha detto Denegri - di questi uomini che hanno creduto nel giuramento alla Patria ed hanno messo in gioco la loro vita fino a perderla. Il coraggio, la forza, la passione».
Al termine della cerimonia, nel corso della quale è stata anche letta la «preghiera del marinaio», Legnani, nella bara con i suoi abiti da capitano di vascello e col suo vecchio berretto, è stato trasportato a Zoagli, dove è stato sepolto in località Sant'Ambrogio.
Legnani aveva completato i suoi studi all’Accademia navale di Livorno nel giugno del 1940. La notte dell’11 novembre di quello stesso anno il guardiamarina Legnani si trovava a Taranto mentre gli aerosiluranti inglesi bombardavano la flotta italiana. Infatti, per uno dei più madornali errori bellici della Marina italiana, quasi l’intera flotta italiana era stata sistemata in un unico porto. Sotto le bombe, Legnani salì a bordo della corazzata Littorio, già colpita dai siluti, e riuscì a portare in salvo l’archivio segreto. Fu premiato con la Croce di guerra. L’azione che gli valse la medaglia d’oro lo vide invece eroico protagonista nello stretto di Kerch, tra il Mar Nero e il Mar d’Azov.

Con il suo Mas 568 Legnani si lanciò all’attacco di un incrociatore russo della classe Molotov colpendolo in pieno con due siluri.
Ma non si limitò a quello. Dopo aver colpito a morte il Molotov, si diresse contro un cacciatorpediniere e gli lanciò una carica di profondità che, deflagrando, distrusse la prora della nave nemica.

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