Un lungo applauso ha accompagnato commosso luscita dalla parrocchia di Nostra Signora Coromoto del feretro di Marco A., il sedicenne morto sul colpo sabato scorso finendo contro un muro durante unassurda gara di coraggio in auto in via Frattini al Portuense.
Nella chiesa, la stessa che Marco frequentava, era presente la gente del quartiere e poi tantissimi ragazzi, i compagni di scuola del liceo Kennedy, gli amici del dopo-Cresima, che incontrava ogni giovedì in quella stessa parrocchia. In prima fila il sindaco Veltroni, e, soprattutto la mamma di Marco, la signora Valeria, che sabato è rimasta sola. Marco, infatti, era figlio unico e aveva perso anche il papà quando era ancora molto piccolo. Sua mamma era là, distrutta dal dolore ma circondata dallaffetto e dal sostegno degli amici e della comunità parrocchiale. Prima in un silenzio quasi irreale, poi sulle note di un campo di gioia dal titolo «Danza la vita», le lacrime sui volti dei ragazzi e delle ragazze hanno accompagnato tutta la cerimonia funebre mentre salivano i canti del coro, anchesso composto tutto da giovani, con chitarre e con lorgano.
Per tutto il tempo, la mamma di Marco ha fissato il feretro del figlio, sul quale proprio lei aveva deposto una corona di lilium bianchi, in mezzo a tantissimi mazzi di fiori.
Una messa funebre che però ha voluto essere anche una «spinta alla vita, ad amare la vita», come ha detto il parroco, don Romano. E il sacerdote, visibilmente commosso ha parlato per lungo tempo di Marco alla folla raccolta in chiesa.
«Era - ha detto il religioso nellomelia - un ragazzo mite, intelligente, signorile, rispettosissimo e appassionato della vita e si stava aprendo alla fede», sottolineando la passione di Marco per la musica e la grande personalità di un ragazzo di 16 anni, ma anche la fragilità, legata alla giovane età.
«Aveva dei grandi occhioni neri - ha continuato il parroco - e non dimenticheremo mai il suo sorriso. Era fiducioso in se stesso e nei propri mezzi, aveva infatti tanti progetti per il suo futuro e grandi obiettivi. Non cercava emozioni forti, dava tutto e altrettanto riceveva».
Il sacerdote ha poi voluto ricordare il rapporto intenso e affettuoso che il ragazzo aveva con la mamma. «Quello che è accaduto sabato - ha spiegato don Romano - non ha aperto una parte oscura di Marco, perché non ne aveva di parti buie, ma ha evidenziato che talvolta basta una piccola crepa che la morte ti porta via».
Il sacerdote si è quindi rivolto ai tanti genitori presenti, ai professori e ai tanti giovani che erano nella chiesa, dicendo loro di «amare la vita e di fidarsi dei genitori». Tanti amici hanno voluto ricordare Marco parlando dallambone, raccontando qualche piccola esperienza vissuta insieme, parlando ancora «del suo bellissimo sorriso e dei suoi occhioni neri».
Dopo la comunione, è stato suonato con lorgano un brano di Chopin, che Marco amava particolarmente e poi un altro brano, scritto da unamica del giovane e dedicato a lui, è stato fatto ascoltare alla folla riunita.
Il feretro è stato poi trasportato a Padova dove Marco sarà tumulato accanto al padre.
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