Roma - Ancora ignari se il congedo è davvero un arrivederci, Michele Santoro per ora saluta. Alla sua maniera: con un «Ciao» anzi con un «Bella Ciao» che meglio gli si addice. Eterno dissidente nella Rai di regime, perenne epurato di viale Mazzini, Michele spara l’ultimo (o forse no) colpo dalla trincea di Annozero con una puntata dedicata alle piccole aziende agricole, alla crisi, al latte padano, al governo ladro. Con uno show che trasuda prosopopea e tracotanza, Michele si rivolge direttamente al presidente del Consiglio. Pomposo come mai si lascia scappare il «tu»: «Ho sognato di essere direttore generale della Rai per una notte... », ridacchia evocando la frase del premier sulla firma del contratto di servizio poi smentita. Incalza: «Ma tu pensi di fare una cosa del genere?» e poi via con una tiritera autoelogiativa di venti minuti. Poi passa al «lei» ma ugualmente mostra i denti: «Capisco che lei abbia un problema con Annozero, fatto da un talento come me». Modesto. Sfodera l’orgoglio santoriano: «Annozero non si può sconfiggere con le elezioni, né con la forza della maggioranza e del voto perché Annozero non è un partito. È un prodotto culturale, è un prodotto televisivo. Annozero è un cavallo che lei non è riuscito a domare, né a cavalcare, né a comprare. Annozero continuerà a correre».
Santoro si autoproclama baluardo di libertà, eroe partigiano «in una tv un po’ fascista. Per carità, senza fascismo ma con il conformismo». Snobisticamente condanna questa tv popolata da «quei funzionari che invitano e ospitano le veline che piacciono a loro e i cantanti che piacciono alla loro zia Concettina». E poi via con la trasmissione a scivolare via tra un Va’ pensiero di Verdi e un Ho visto un Re di Dario Fo.
Di fatto la sfida di Santoro è lanciata anche se sulla carta non c’è ancora nulla. Se ne andrà? Non se ne andrà? La telenovela continua ma di certo continueremo a vederlo sui piccoli schermi. O nella variante del capopopolo sulle barricate ma sempre alle dipendenze di viale Mazzini o in quello di vittima martirizzata ma sempre collaboratore di viale Mazzini. Unico e splendente totem della libertà di stampa e di pensiero e soprattutto con il portafoglio gonfio. Comunque vada sarà un successo. Per Michele. Se resta, resta con uno stipendio da capogiro visto che, grazie alla sua faziosità tiene incollati alla tv chi lo ama e chi lo detesta e fa audience pazzeschi. Se lascia, lascia con una buonuscita da nababbo e con la possibilità di collaborare ancora con mamma Rai: cinque dirette ogni anno, più due film per due stagioni, più denaro. Vile ma sempre denaro.
Sant’Oro brillerà comunque sui nostri schermi con o senza la pettorina della Rai.
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