nostro inviato a Todi (Perugia)
Il partito non c’è. Ufficialmente i cattolici delle associazioni dicono che non era nei piani e che quello di Todi era stato pensato fin dall’inizio come un appuntamento «prepolitico». A mezza voce tutti ammettono però che le differenze tra le anime del forum cattolico sono tante e pesano sui temi della vita pubblica, fatta eccezione per quelli di rilevanza religiosa. Ma su una cosa ieri sindacati e organizzazioni vicini alla Chiesa si sono trovati d’accordo: questo governo deve farsi da parte e lasciare spazio a un esecutivo «piú forte», che affronti le emergenze dell’economia e, soprattutto, vari una nuova legge elettorale. Il perché lo ha spiegato Raffaele Bonanni, il segretario generale della Cisl, uno degli azionisti di maggioranza della «Cosa bianca». «Il voto in primavera farebbe il gioco di chi vuole cristallizzare la vecchia situazione. Meglio andare al voto alla scadenza naturale della legislatura».
I dettagli del dopo non interessano. «Governo tecnico, di transizione, sono formule», taglia corto Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato. «Questo governo non c’è la fa ed è sotto gli occhi di tutti. Per il bene del Paese vanno trovate forme diverse», aggiunge il portavoce del Forum Natale Forlani. Andrea Olivero, presidente delle Acli quindi esponente dei cattolici più a sinistra, assicura che la priorità non è mandare a casa Berlusconi, ma non nasconde che questa rimane una priorità per l’associazione. Perché in realtà l’obiettivo è prendere tempo per organizzare un vera presenza politica dei cattolici nella politica. Lo spirito é quello sintetizzato dal presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. «Se per nessuno è possibile l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione». La strategia, invece, non è chiara.
Ci sono idee diverse sul cosa fare. Una delle fratture la mette in evidenza Luigi Marino, presidente di Confcooperative, altro grande elettore del mondo cattolico, che avrebbe preferito immaginare «un percorso più rapido» per costruire «progetti, non da soli, per cambiare il Paese». Il messaggio è: se Berlusconi decide di andare a elezioni subito, cosa facciamo? La risposta ieri il forum non l’ha data. Ma ci sono differenze di sostanza. I lavori di Todi si sono incartati su un documento politico che il forum avrebbe dovuto stilare al termine della giornata nel convento francescano di Montesanto. Il nodo è stato il giudizio politico su Silvio Berlusconi, con una parte delle associazioni, in particolare le Acli, che avrebbero voluto una «pregiudiziale antiberlusconiana», una presa di distanze radicale dal premier e da «quello che ha rappresentato il governo berlusconiano» in termini di «disvalori».
Tesi che, per ora, non entreranno nel programma dei cattolici. La associazioni sono invece unite dalla condanna dell’attuale sistema elettorale, da modificare reintroducendo le preferenze e dicendo un secco no al presidenzialismo. Nessuno ha parlato di ritorno al proporzionale. Ma c’è anche il no al referendum: «Passare dal Porcellum al Mattarellum sarebbe cadere dalla padella alla brace», spiega Bonanni. Poi ci sono i principi etici non negoziabili, citati esplicitamente da Bagnasco. «L’inizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che è l’uomo e la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa». Un riferimento piaciuto soprattutto ai Cattolici del Pdl come il ministro Maurizio Sacconi che pochi giorni fa all’incontro di Norcia di Magna Charta, ha sostenuto proprio i valori non negoziabili come un elemento fondante del Centrodestra. Una presa di posizione così netta, escluderebbe alleanze a sinistra, ma la politica italiana è bizantina e ricca di contraddizioni, come osservavano ieri giornalisti stranieri.
Il forum (al quale ha partecipato anche l’amministratore di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi e il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli) si è occupato anche di temi economici.
Le proposte concrete sono politiche per la famiglia e una veloce approvazione della delega fiscale a patto che contenga misure come il quoziente, riduzione della pressione sul lavoro, ma anche sulle imprese. Poi relazioni industriali regolate e partecipative. Istanze che difficilmente entrerebbero, tutte insieme, in un programma di governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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