L’unico scrittore italiano d’avanguardia

In Italia c’è un solo autore d’avanguardia: è Federico Moccia, l’autore di successoni come Scusa ma ti voglio sposare, Amore 14, Scusa ma ti chiamo amore, Tre metri sopra il cielo. La letteratura non c’entra. Lo stile neanche. Lo scrittore romano è piuttosto l’unico perfettamente in linea con le regole del nuovo marketing editoriale, quello nato dall’esperienza travolgente di Harry Potter. Il maghetto non ha venduto «solo» 400 milioni di copie ma con un colpo di bacchetta si è anche trasformato in un brand, un marchio, del valore stimato intorno ai 4 miliardi di dollari. Il marchio si applica a tutto: film, siti internet, merchandising vario e assortito. La chiave del trionfo sta nell’espressione «young adult» che indica la fascia dei lettori adolescenti ma anche dei loro genitori. Percorsi simili hanno seguito Stephenie Meyer (Twilight), Stieg Larsson (la trilogia di Millennium), Dan Brown (i romanzi con Robert Langdon, protagonista del Codice Da Vinci). E qui da noi Federico Moccia (in parte anche Andrea Camilleri). Comunque, ecco alcuni requisiti fondamentali per fare le scarpe a Potter: scrivere un tomo corposo per trasmettere l’idea di «professionalità»; serializzare, cioè mettere in cantiere una saga; alimentare l’attesa e il passaparola attraverso siti internet e anticipazioni calibrate; sorvegliare il marchio, vale a dire vigilare sulla coerenza delle proposte.
Cose che Moccia conosce per istinto e anche per strategia, come spiega egli stesso al Giornale: «Mi piace la filosofia di Andy Warhol: lavorare per piacere con un occhio al guadagno». In quanto al paragone con Potter, commenta con un sospirato: «Magari». E aggiunge: «Mi sono accorto che l’amore può essere un business. Che male c’è? L’importante è offrire prodotti sinceri e non contradditori col progetto complessivo». Per questo Moccia dice di non voler fare alcune pubblicità: «Me lo chiedono spesso. Ma non farei uno spot, ad esempio, per una marca di caffè. Che c’entra con la mia attività? Non è una cosa che posso condividere col mio pubblico».
Il business funziona. E i prodotti da «condividere» sono molti. Ecco qualche cifra. Tre metri sopra il cielo (Feltrinelli), l’esordio inizialmente rifiutato da tutti gli editori e stampato a proprie spese: un milione e trecentomila copie. Ho voglia di te (Feltrinelli): un milione. Scusa ma ti chiamo amore (Rizzoli): 690.104 (più 40 mila nella ristampa Bur). Scusa ma ti voglio sposare (Rizzoli): 314.154. Cercasi Niki disperatamente (Rizzoli): 376.725. La passeggiata (Bur): 111.933. Amore 14 (Feltrinelli): 380 mila.
Dal libro al film, Potter insegna, il passo è breve. Brevissimo nel caso di Moccia, figlio dello sceneggiatore e regista Giuseppe (meglio noto come Pipolo). Tre metri sopra il cielo (con Scamarcio) ha incassato poco meno di un milione di euro. Ho voglia di te (bis di Scamarcio) ha fatto il botto: 13 milioni di euro. Scusa ma ti chiamo amore (Bova): 12 milioni di euro. Amore 14: oltre tre milioni. In arrivo a febbraio 2010 Scusa ma ti voglio sposare.
Naturalmente non è tutto. Ci sono i siti. Quello personale e quelli dei libri. Punto forte: i forum dove i fans dibattono. E i concorsi. Chi vince, ad esempio, si fa un giretto in pullman con lo scrittore nel tour promozionale. Ci sono poi i Baci Perugina, incartati con sei frasi di Moccia: «Un bacio atteso è come mille notti insonni». «Un tuffo al cuore in un attimo svela mille segreti». «Io e te, come bellissime stelle, trentamila metri sopra il cielo». «Il tuo bacio profuma di oceano in tempesta». «La tua voce, il tuo profumo, un tuffo al cuore». «Ci accendiamo d’amore e bellissime stelle restano a guardare». Ma non aveva detto che rifiutava la pubblicità? «In questo caso, no. Non è un guadagno importante, non è questo il punto. È in linea col resto delle iniziative, e mi permette di realizzare, almeno per una volta, i sogni dei miei lettori che vorrebbero essere scrittori». Infatti Moccia, oltre a coniare i sei aforismi di cui sopra, è anche il giudice dei restanti scelti fra quelli giunti all’apposito sito internet. Ci sono anche i quadri, «non sono in vendita ma in esposizione sì», dice Moccia: appuntamento a sabato prossimo presso la sede della Dante Alighieri di Roma. In mostra c’è anche Alfredo Rapetti, anch’egli figlio d’arte (Giulio Rapetti, alias Mogol è il padre).
Ma l’apice sarà raggiunto il 19 dicembre, quando Moccia ascenderà all’Olimpo delle merci, e smetterà di essere soltanto un uomo per diventare anche un marchio. In quel giorno infatti aprirà i battenti con una festa il negozio «Amori» a Roma. In vendita i prodotti griffati dal direttore creativo Federico Moccia, ideatore del business: abbigliamento, gioielli, profumi, cioccolatini e libri (solo d’amore, ovvio). Prezzi contenuti (una felpa viene via a 50 euro circa, una maglietta a 25) per andare incontro al target dichiarato: i ragazzi fra i 14 e i 20 anni, con un «occhio di riguardo per le quarantenni», precisa Moccia. I vestiti sono il pezzo forte. Oltre a quella principale, ci sono anche le linee «Romantica», «Acida», «Sportiva» ed «Elegant». L’operazione è stata preparata con attenzione. Il marchio «Amori» infatti appare già nel film Amore 14: la protagonista veste abiti e gioielli firmati da Moccia.

E in una scena appare anche la vetrina (ricostruita, non quella reale) del negozio.
I libri sono fatti per essere venduti. Niente mercato, niente libertà, meno scelta, zero prodotti di nicchia. Dunque sia lodato il marchio Moccia.

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