Politica

L’Unione cambia la Bossi-Fini: diritto d’asilo per tutti i gay

Emanuela Fontana

da Roma

La legge Bossi-Fini sull’immigrazione non è stata ancora abolita, ma ieri alla Camera è stato fatto un altro passo verso lo «smantellamento», come aveva annunciato tempo fa il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, di tutte le norme sull’immigrazione scritte dal precedente governo. Montecitorio ha infatti approvato, con una serie di modifiche e soprattutto di «aperture», la recente normativa comunitaria in materia di asilo politico. Il nuovo testo, che ora passerà al Senato, prevede, tra le principali novità, che chi chiede asilo in Italia e vede la sua domanda respinta, possa fare ricorso e rimanere nel nostro Paese fino a quando la pratica non verrà esaminata e giudicata in via definitiva. Potrà richiedere asilo politico, inoltre, qualsiasi straniero indipendentemente dallo Stato di provenienza, e non, come prevedono le norme ancora in vigore, solo chi è in fuga da un Paese i cui cittadini sono perseguitati per ragioni politiche.
In particolare, la legge consentirà a tutti gli immigrati che si dichiareranno omosessuali perseguitati, di chiedere ospitalità all’Italia. Il voto ha registrato il sì della maggioranza e il no di Lega e An, con 106 astensioni da Udc e Forza Italia. Una scelta, quella dell’astensione, motivata dall’opportunità di approvare una legge che recepisce, seppur «all’italiana», una normativa europea.
Ma le critiche sono state durissime da tutto l’arco della Casa delle libertà, in uno scontro tra il centrosinistra, che dopo l’apertura dei confini ai parenti degli extracomunitari fino al terzo grado (e dunque ai nonni) introduce maglie molto più larghe sulla normativa dell’asilo, e l’opposizione, che denuncia politiche sull’immigrazione sempre più permissive.
La nuova legge, ha sottolineato la deputata transgender di Rifondazione Vladimir Luxuria «implicitamente riguarda anche tutti coloro che per il loro orientamento sessuale o vengono discriminati e puniti, in alcuni casi, fino alla pena di morte». «L’immigrazione gay - aggiunge Franco Grilli, deputato ds e presidente onorario dell’Arcigay - è garanzia di diritti umani».
Carlo Giovanardi (Udc) spiega l’astensione del suo partito «a causa del forzato inserimento di una delega al governo in una materia così complessa come il diritto d’asilo. Con vivo rammarico siamo stati costretti, per la prima volta, a non votare una legge comunitaria». Una delega grazie alla quale «basterà la semplice richiesta di asilo - sottolinea Roberto Cota (Lega) - per poter girare liberamente nel nostro territorio praticamente sine die in attesa dell’espletamento di tutti i ricorsi. Basterà, inoltre, dichiararsi omosessuale per rientrare nella tipologia della legge». Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli stima che potrebbero entrare potenzialmente in Italia «dai 60 ai 75 milioni di omosessuali», calcolando che sono 94 i Paesi dove l’omosessualità è un reato e che «il 4,5% della popolazione mondiale è omosessuale».

«Sarà sufficiente - domanda Calderoli - l’autocertificazione, con i conseguenti rischi di mendaci dichiarazioni, o si deve arrivare all’incidente probatorio? In questo modo diventeremo il paradiso dei finocchi di tutto il mondo».

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