da Roma
Romano Prodi annuncia trionfale «cinque mesi di traguardi eccellenti» per il suo governo. Ma allora se ha fatto tanto bene come mai la sua popolarità personale e quella della sua maggioranza sono precipitate in un baratro? Per Alessandra Ghisleri di Euromedia Research «questo governo ha tarpato le ali e i sogni a tutti gli italiani, annunciando soltanto provvedimenti al negativo». Non cè dubbio che ci sia un problema di comunicazione, come riconosce lo stesso Prodi, ma per la Ghisleri la caduta del gradimento di Prodi al 34 per cento e di quello della coalizione al 28 riguarda anche la sostanza delle scelte. «Scelte francamente tremende - dice -. Lindulto ad esempio ha dato un duro colpo al senso di sicurezza degli italiani così come il balletto delle poltrone e delle nomine». Se si votasse domani, prosegue la Ghisleri, molti di quelli che hanno votato per il centrosinistra non andrebbero alle urne. Cinque anni di governo Berlusconi hanno anche cambiato le regole del gioco nella comunicazione e Prodi, prosegue la Ghisleri, non ha saputo rinnovarsi. «La Finanziaria di Prodi ha aumentato la credibilità di Berlusconi che aveva detto che questo sarebbe stato il governo delle tasse e ora gli elettori vedono che è così - osserva -. La sensazione di molti cittadini è quella di un governo distaccato dalla gente che garantisce una parte sola, non si sentono tutelati nei propri interessi e la delusione è forte».
Per il sociologo Carlo Buttaroni il governo Prodi nel mese di settembre ed ottobre ha segnato il record di sbagli. «Agli elettori di centrosinistra era stato promesso un cambiamento, una nuova stagione politica ma la spinta ideale è svanita il giorno dopo le elezioni - dice Buttaroni -. Manca unazione di governo corale e invece assistiamo ad una serie di piccoli interventi incoerenti che ha disorientato gli elettori. Basti pensare alla pietosa pantomima allestita intorno allintroduzione dellaliquota al 45 per cento: cè, non cè, ci sarà soltanto per i ricchissimi. Anche il decreto Bersani che era partito bene si è svuotato». Lo scontento, per Buttaroni non riguarda soltanto il premier ma il governo nel suo complesso e tutto il centrosinistra. «Non cè una stella polare che guidi lazione della coalizione - dice -. E ora il partito democratico rischia di diventare il catalizzatore del declino del centrosinistra. A chi si ispira in Europa: ai socialdemocratici o ai democratici del Ppe? È indefinito».
Più cauto il professor Renato Mannheimer.
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