L’Unione si rimangia la tassa sui risparmi

Zitti, scherzavamo... La tassazione sui risparmi è andata definitivamente in soffitta. Senza troppi clamori la norma che avrebbe portato al 20% l’aliquota sugli interessi è svanita dal disegno di legge delega all’esame del Parlamento e probabilmente non se ne parlerà più.
Ci sono ottimi motivi per rallegrarsene, dato che a più riprese, anche su queste pagine, si era denunciata l’inutilità, o peggio, la potenziale dannosità di una norma che colpiva ideologicamente il risparmio senza preoccuparsi delle conseguenze sui bilanci delle famiglie e sulla possibile ulteriore fuga di capitali. Tuttavia l’abbandono di una tassa dannosa, pur essendo un fatto positivo in sé, suona come un richiamo per l’altro pericolo che da tempo stiamo evidenziando: vale a dire lo sperpero di denaro a fini elettorali.
Il sintomo è dei più evidenti: per timore di un test elettorale secondario come le prossime amministrative si abbandona in silenzio uno dei capisaldi della politica economica dell’Unione, figuriamoci quali remore ci saranno nell’incenerire le casse statali nell’imminenza di appuntamenti elettorali ben più importanti. È questo il motivo perché a Follini e a chi continua a tenere la spina attaccata a questo governo agonizzante, va addebitata una responsabilità gravissima, perché anche una politica sbagliata è preferibile alla dissipazione pura e semplice. Sarebbe opportuno che chi insiste sul concetto di «opposizione responsabile» riflettesse sui rischi di mantenere in vita un esecutivo che non ha problemi a rinnegare persino uno dei punti cardine della propria politica economica pur di non scivolare ulteriormente negli indici di popolarità: la congiuntura economica internazionale positiva è un grosso tappeto sotto cui si nascondono benissimo le storture, ma questi periodi aurei durano pochissimo, e non possono essere affrontati pensando alla scheda elettorale, con il rischio di creare problemi strutturali, quasi impossibili da sanare in seguito.
Per adesso comunque non resta che salutare con soddisfazione questo ripensamento dell’Unione: troppe sono le famiglie per le quali il rendimento dei piccoli risparmi è parte integrante del bilancio famigliare, un ulteriore aggravio dopo le amare sorprese che le tasse locali e centrali hanno portato nelle entrate di tutti i cittadini non sarebbe stato sopportabile. Resta solo il consueto danno di chi già si è affrettato a scappare verso altri lidi temendo l’aggressione al proprio risparmio: se mettere una tassa sbagliata può essere intollerabile, annunciarla ai quattro venti per poi ritirarla è semplicemente un danno gratuito.


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