L’Università fa causa Ma a se stessa

Prendendola un po’ alla lontana, la colpa è della crisi finanziaria globale scoppiata negli Stati Uniti. Prendendola più da vicino, la colpa è della Fondazione Cassamarca che ha deciso di non pagare più gli stipendi dei professori. La probabile conseguenza sarà la chiusura della sede staccata di Treviso della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova. Quel che è certo, per ora, è che il Senato accademico dell’ateneo patavino ha rinviato qualsiasi programma circa l’avvio del ciclo di studi 2009-2010 e, per non saper né leggere né scrivere, ha dato mandato all’avvocatura dello Stato di fare causa alla Fondazione Cassamarca.
Trattandosi di giurisprudenza, il rettore dell’università, Vincenzo Milanesi, non poteva non partire da un brocardo basilare: pacta sunt servanda. E i patti in questione li sottoscrisse a suo tempo Dino De Poli, presidente della Fondazione Cassamarca, mecenate prezioso per la sua provincia, che per istituire a Treviso una sede universitaria staccata fece grandiosi investimenti immobiliari e assunse gravosi impegni di spesa corrente. Così nella prestigiosa sede di Palazzo della Dogana vennero ricavate le aule per ospitare le lezioni di Giurisprudenza, mentre la convenzione stipulata con Padova prevedeva che anche gli stipendi dei professori fossero a carico della Fondazione. Tutto è filato liscio fino a poco tempo fa, diciamo fino a prima del terremoto che ha stravolto il panorama bancario internazionale. Ecco cosa c’entra la crisi finanziaria globale: Unicredit cancella i dividendi e Fondazione Cassamarca, uno dei soci di riferimento del gruppo bancario, resta a corto di contante. Si taglia quel che si può e pure quello che non si potrebbe.
«Fondazione Cassamarca - accusa l’Università di Padova in una nota - non paga da due anni gli stipendi ai professori come dovrebbe secondo la convenzione firmata ormai 10 anni fa. L’Ateneo si trova quindi nella necessità di doversi rivolgere alla magistratura per vedere riconosciuti i suoi diritti».
Milanesi resta convinto, dice, della validità del progetto universitario trevigiano ma, di fronte a un arretrato che Padova stima essere di circa 4 milioni, resta rigido sui termini della convenzione. Pacta sunt servanda, appunto.
De Poli assicura una riflessione per il futuro, anche perché non potrebbe sopportare una Treviso senza Giurisprudenza. «Però - ha aggiunto - non mi risulta che in questi due anni di arretrato i professori si siano mai lamentati, segno che qualcuno li ha comunque pagati.

Sono dipendenti pubblici e vengono pagati dallo Stato, cosa dobbiamo fare noi, pagare due volte?». La sensazione è che se Profumo dovesse annunciare un prossimo stacco di dividendi da parte di Unicredit, tutto si sistemerebbe. In caso contrario, Padova e Treviso si ritroverebbero in tribunale.

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