L’uomo da 4mila denunce. Ma era sempre libero

A Potenza un caso da Guinness del crimine: solo negli ultimi quattro anni ne ha rimediate 3.500 per ogni tipo di reato. Fino a ieri i giudici si erano limitati ad ammonirlo verbalmente. Ora sono scattate le manette

L’uomo da 4mila denunce. Ma era sempre libero

Potenza - Una media da tre denunce al giorno. Eppure per quattro anni è rimasto libero. Al Capone? Un dilettante al suo confronto, lui superboss finito in gattabuia per una «banale» frode fiscale.
Una carriera criminale da palmares quella di Domenico Ponzio, trentanovenne di Senise, comune di nemmeno diecimila abitanti in provincia di Potenza: dal 2006 ha rimediato tremilacinquecento denunce che, se sommate a quelle collezionate dal 1994 in poi, arrivano a quota 4mila. Numeri da Guinness che passano attraverso ogni tipo di reato. Si va dalle lesioni alla truffa, dalla resistenza a pubblico ufficiale all’interruzione di pubblico servizio, calunnia, danneggiamento, minacce, ricettazione, fino allo spaccio di denaro falso.

Finalmente i carabinieri della Compagnia di Senise, coordinati dal capitano Biagio Simonetti, lo hanno ammanettato e rinchiuso nel carcere di Sala Consilina. Ponzio è stato condannato a 3 anni e 9 mesi di reclusione e dovrà pagare una multa di 800 euro oltre a un’ammenda pari a quasi mille e 900 euro. Ben poco visto il curriculum da malandrino professionista.

I militari lo hanno arrestato dopo che il Tribunale di Potenza aveva tentato, invano, ma soprattutto blandamente, di arginare la sua pericolosità, con l’avviso orale a mantenere una condotta conforme alla legge (ed una proroga di un anno di questo provvedimento).
Iniziative che però si sono rivelate vane. Più volte l’uomo non avrebbe rispettato l’obbligo di presentarsi al comando dei carabinieri, di rincasare prima delle 23 e di non uscire all’alba senza che ve ne fosse una reale necessità. Dal 2006 era sotto sorveglianza speciale, ma neanche questo è bastato a far sì che Ponzio decidesse di cambiar vita.

Tra le sue malefatte

anche l’aggressione ad alcuni operai impegnati nella riparazione di una linea telefonica. Li aveva aggrediti portandogli via gli attrezzi perché lo disturbavano col loro rumore e tranciando con una pala il cavo telefonico.

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