Arriva dal mondo dei grossi enti pubblici, delle aziende partecipate e ha vissuto in prima persona la loro privatizzazione, tappa per tappa. Alberto Meomartini si trova a rappresentare gli industriali privati dopo aver ricoperto ruoli chiave in Eni, Snam, Italgas e Irer, listituto ricerche della Regione Lombardia. Conosce bene i due lati della medaglia: il pubblico e il privato. E forse può essere proprio questa la chiave per uscire dalla crisi.
Il neopresidente, che è stato vice di Assolombarda dal 1999 al 2001, sembra partire con il piede giusto. E imposta fin da subito la ricetta per abbandonare il periodo di difficoltà: unire le forze, fare sistema.
«È necessario che tutte le energie presenti nella città, e sono tante - spiega durante il suo discorso di presentazione - si colleghino tra loro, esprimano unidentità come sintesi di diverse originalità, che non vivono nella dimensione esclusiva dellindividualità, seppur eccellente». In sostanza: «Milano deve fare sistema, le forze individuali devono collegarsi e identificarsi in progetti comuni».
Citando il poeta Pablo Neruda, Meomartini ha parlato della città come «di un luogo dove bisogna scavare per portare alla luce le energie e le ricchezze».
Un invito al fare. Il discorso del neopresidente è farcito di citazioni letterarie. E il messaggio è chiaro: «Siamo stati troppo tranquilli sotto la luna». Ricordando un brano di Luigi Pirandello che si chiedeva se «le case di Avezzano e di Messina, sapendo del terremoto che di lì a poco le avrebbe sconquassate, avrebbero potuto stare lì tranquille, sotto la luna», Meomartini sintetizza la situazione attuale.
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