L’urlo di Cambiasso trascina l’Inter

Alla Fiorentina non basta un grande Frey: l’argentino e Balotelli risolvono la sfida e i nerazzurri restano a più 4. Così Moratti può dedicarsi al derby per Ronaldinho: "Non è scontato che vada al Milan"

L’urlo di Cambiasso trascina l’Inter

Milano - Più 4, ancora. L'Inter gira pagina quasi distratta e il primo appuntamento della settimana adesso sembra lontano dall'agenda del campionato: decidere, cioè, se provare a prendere Ronaldinho. Lo dice Massimo Moratti a Sky quando ancora nerazzurri e Fiorentina sono ai calci di riscaldamento: «Col presidente Laporta ho ottimi rapporti, con i manager del giocatore pure. Non è scontato che Ronaldinho vada al Milan. Anzi, se ci va dipende anche da noi». Ecco insomma: il derby è già cominciato, nonostante ci fosse ancora da pensare ai viola e soprattutto alla Roma, quella che ha il fiato sempre più sul collo in vista dello sprint finale.

Il fiato, appunto, quello che sembrava mancare proprio alla Banda Mancini, stonata e suonata prima di Bergamo. Ma qualcosa è cambiato: anche contro la Fiorentina formato europeo la musica è diversa e il protagonista è per lungo tempo uno solo, Sebastian Frey. Per carità, non è che i viola non abbiano sfigurato, anzi di più, almeno nel primo tempo.
E se Mutu non fosse stato di chiara onestà al 21' evitando di farsi fulminare da un'uscita sui piedi di Julio Cesar, probabilmente quelli di Prandelli si ritroverebbero con un rigore in più sul loro personalissimo cartellino. Ma Mutu è rimasto in piedi e la ragnatela che voleva appiccicare la potenza dell'Inter non è servita a tratti per fermare la Splendida Armata.

Così Frey, si diceva: con i suoi messi all'angolo (nel vero senso della parola, cinque di fila) dopo 10 minuti, toglie dalla porta la testata di Vieira. E si ripete poi quando, venti minuti dopo, Zanetti abbandona la posizione sulla diga difensiva per dare un segnale ai suoi travestito da tiro da 25 metri. Ma c'è Frey appunto, e c'è ancora - nonostante chieda di uscire per una botta al ginocchio cambiando però subito idea - quando Cruz (33' e 42') vince il premio zucca d'oro. Che non serve però per vincere la bambolina.
Frey, Frey e ancora Frey, dunque, e in tribuna si calcola che con un altro portiere il gioco sarebbe fatto per Mancini, anche perché l'Inter in fondo - ancorché resa timorosa dagli eventi - comunque piace, con un Balotelli a volte pupo, a volte SuperMario, con un Vieira tornato tonico, con uno Stankovic però sempre a correre per non arrivare mai e alla fine polemico con il pubblico. Mentre dall'altra parte la Fiorentina sta sulla destra, mette Santana e Kuzmanovic a dar fastidio e lascia fare quello che vuole a Mutu che, come detto, entra nella categoria rimpianti nerazzurri con un paio di tiri che Julio Cesar guarda preoccupato.

Poca cosa, però, soprattutto ad inizio ripresa quando l'Inter si ripresenta formato testuggine, ovvero a testa bassa. L'unico impiccio è l'ammonizione a Vieira, il migliore di un chilometro, che lo toglie per squalifica dalla sfida di domenica con il Torino. Ma è sempre il francese a percussione ad aprire la scatola viola e regalare a Cambiasso la palla che cambia una partita. La Partita.
Perché - è il 10' - c'è solo il tempo di segnalare la valanga di fischi e improperi che saluta l'ingresso in campo di Vieri al posto dell'addormentato Pazzini, che, in sequenza, appaiono un probabile rigore su Cruz e lo schema Atalanta, questa volta Cruz per Balotelli con conseguente ritorno in prima visione del nuovo supereroe che piace al popolo nerazzurro: Frey ipnotizzato e 2-0 in cantina.


Così ecco che finisce tutto qui, il resto è mancia e l'Inter allora può tornare a pensare alla sua settimana, al derby per Ronaldinho, alla prossima partita che è sempre una in meno da giocare in vista di un traguardo che è tornato essere assai probabile. Se n'è accorto anche Vieri, triste, solitario y final a caccia di un'improbabile rivincita lì davanti, ripensando a quell'Inter Vip che perdeva piacendo e che non c'è più. Era la sua.

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