da Palermo
Gli «oscar» da assegnare sono due: quello per il miglior artigiano, perché ci vuole davvero abilità a «taroccare» in maniera quasi perfetta un'automobile, soprattutto se porta il marchio del «Cavallino rampante»; e quello della stupidità, perché solo degli sciocchi possono pensare di fare davvero un affare acquistando per 20mila euro una Ferrari che costa dieci volte tanto. Ma di sciocchi, in questa storia, non ce ne sono. Veri però, verissimi, sono i falsari delle auto di Maranello, quindici in tutto, individuati dalla Guardia di finanza di Palermo e denunciati, a vario titolo a seconda dei ruoli, con l'accusa di associazione per delinquere, truffa, contraffazione, frode e ricettazione.
Una delle ventuno «rosse» sequestrate si trovava in un'officina di Licata, in provincia di Agrigento. Un vero gioiello, a detta degli stessi inquirenti che hanno definito «abilissimi» i carrozzieri autori del falso, una Ferrari F360 rosso fiammante in apparenza identica alla «gemella» originale targata Maranello, prezzo di mercato - usata, visto che ormai è fuori produzione - oltre 100mila euro.
Diverse, come è ovvio, le prestazioni. Anzi, come ha sottolineato il comandante provinciale della Guardia di finanza di Palermo Francesco Carofiglio, si trattava di auto pericolose e non affidabili. Ma che importa, se il «gingillo» serve solo a far passerella con gli amici, a far colpo sulle ragazze, magari in un piccolo comune di provincia, o a realizzare il sogno di comprare al prezzo di una berlina sia pure il solo «involucro» di quella che sembra una Ferrari vera?
Gli inquirenti sono convinti del fatto che gli acquirenti - per lo più imprenditori e commercianti - non fossero degli sprovveduti ingannati dai falsari. Non a caso sui libretti di circolazione - autentici - veniva specificata l'indicazione «modificata Ferrari».
Il contatto tra clienti e rivenditori avveniva principalmente su internet, in alcuni siti specializzati dove gli aspiranti «falsi ferraristi» trovavano a prezzi stracciati il sogno della propria vita. L'operazione «Red Passion» (Passione rossa), così l'hanno denominata le Fiamme gialle, ha coinvolto diverse città italiane tra cui Asti, Casale Monferrato, Milano, Prato, Taranto, Crotone e Trento, dove è indagato un rivenditore d'auto. Il sistema di contraffazione delle «Rosse» era uguale a quello già sperimentato in altre truffe analoghe: auto base preferibilmente l'americana Pontiac, e poi carrozzeria mista tra pezzi originali e splendide riproduzioni di cofani e fiancate realizzate in vetroresina. Un autentico business, considerato che l'auto base, del valore di circa 3000 euro, veniva rivenduta a 20mila e anche oltre. Se si trattava di modelli più sofisticati, sino a 50mila euro.
Insomma il prezzo di una auto di media fascia per un sogno. Business a parte, che male cè? La posizione degli acquirenti delle Ferrari taroccate è infatti ancora al vaglio degli inquirenti. Sinora per loro non è scattato alcun provvedimento.
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