«Laboratorio innovativo? Macché, soltanto confusione»

Due genitori ci scrivono: «Diminuite le educatrici nel nido di nostra figlia, ci sentiamo presi in giro»

Riceviamo e pubblichiamo
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«Prima di presentare l’anno scorso la domanda per l’iscrizione all’asilo nido di nostra figlia, ci siamo informati un po’ sulle strutture pubbliche e sul loro funzionamento. Ci è capitato tra le mani un opuscolo dal titolo “Vado al nido”. Nella sua presentazione il sindaco Walter Veltroni comunica che è stato fatto di Roma “un laboratorio innovativo per qualità, organizzazione e formazione, in uno dei servizi che riteniamo essenziali per il benessere dell’intera nostra società”. Nel regolamento degli asili nido inoltre leggiamo che “il progetto realizza contesti educativi in cui spazi, tempi, interventi, sono tutti progettati a favorire l’attivazione integrata di relazioni, affetti e conoscenze da parte delle bambine e dei bambini”. Fantastico! È quello che vorremmo anche noi. E così è stato. L’anno scorso, quando abbiamo fatto l’inserimento della nostra bambina, trovavamo tre educatrici sempre pronte ad accoglierla come se fosse stata l’unica nuova bambina dell’asilo. Quest’anno, però, l’amministrazione comunale ha deciso di ridurre il personale degli asili nido. Il rapporto educatore/bambini, stabilito dal regolamento per gli asili nido dello stesso comune di Roma, è di 1 a 6. Fino all’anno scorso per un asilo di 69 bambini gli educatori erano 15. A partire da quest’anno gli educatori sono stati ridotti a 13 e non vengono sostituiti quando sono assenti. Questa mattina ho affidato mia figlia a due maestre, le quali avevano il compito di occuparsi di 19 bambini. Altre mattine ne ho trovata una sola che ne fronteggiava 18. Questo accade perché i supplenti sono nominati dopo la conta dei bambini effettivamente presenti, che avviene intorno alle 9,30. La supplente arriva all’asilo verso le 10,30. Quindi dalle 7 fino alle 10,30 nella struttura regna la più totale confusione. Le educatrici corrono da una sezione all'altra per mantenere il rapporto numerico con i bambini. Se due educatrici devono affrontare 9 bimbi piccoli, una rimane in sezione e ne fronteggia 6, l’altra ne prende 3, che non camminano e che usano biberon, e va a occuparsi di altri 3 bimbi più grandi, che hanno altre esigenze educative. In questo caso non è neppure necessario assumere una supplente, che viene comunque chiamata di giorno in giorno e per moduli di tre ore. Dove è finita “l’attivazione integrata di relazioni e affetti?”. Dove è finita la “continuità didattica?”. E quanto al “laboratorio innovativo per qualità e organizzazione”, è vero che vengono fatti corsi di aggiornamento agli insegnanti, ma cosa può fare una educatrice anche in possesso della più elevata professionalità quando si trova nelle condizioni lavorative appena descritte? “Il nido, offrendo spazi opportunamente predisposti, con angoli dotati di materiale specifico per diverse attività di gioco, favorisce rapporti significativi tra bambini”. In realtà, laddove esistono, questi luoghi non sono utilizzati. Nell’asilo nido Albero Azzurro è stato costituito uno spazio che non viene sfruttato per mancanza di personale. Il lavoro educativo in “piccoli gruppi” viene disatteso quotidianamente. La sensazione è quella di essere presi in giro. Una facciata meravigliosa che nasconde molti disservizi. Troviamo un servizio educativo che si sta trasformando in un servizio assistenziale. Mi viene in mente Malaguzzi.

Mi viene in mente che abitiamo nella capitale d’Italia e che abbiamo una delle migliori amministrazioni comunali di questo Paese. Sono sicuro che saprà ricostruire quel sistema educativo all’avanguardia di cui abbiamo usufruito in passato».

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