L'Accademia di Santa Cecilia apre con un Wagner scenico

Daniel Harding dirigerà una "Valchiria" teatrale: "Impossibile la musica senza la sua parte visiva"

L'Accademia di Santa Cecilia apre con un Wagner scenico
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L'occasione è di quelle speciali. Un intero ciclo operistico (e che ciclo: quello, per antonomasia, del Ring wagneriano) offerto dall'istituzione concertistica più antica e prestigiosa d'Italia. Ma - questa l'assoluta novità - per la prima volta in forma scenica. In più occasioni l'Accademia di Santa Cecilia, in deroga al proprio Dna puramente sinfonico, aveva inaugurato la stagione con delle opere; "il mio predecessore Pappano, anzi, ne aveva fatto quasi una tradizione osserva Daniel Harding, direttore musicale (nella foto) -. Ma sempre in forma d'oratorio: cioè con i cantanti al leggio, senza scene, né costumi, né luci".

Stavolta invece, per la Valchiria, dal 23 al 25 la sala dell'Auditorium si trasformerà in un vero teatro, con scenografie di Pierre Yovanovitch, i costumi di Edoardo Russo, la regia di Vincent Huguet. "Impossibile immaginare la musica di Wagner priva della sua parte visiva osserva Harding, che dirigerà l'orchestra posta a vista dentro una sorta di fortilizio bianco, con scalee e scivoli -. Così il progetto è cresciuto. E quando ho visto la sala trasformata in teatro ho avuto una forte emozione".

Da quest'anno fino al 2028, un titolo per stagione, Harding presenterà tutto il Ring. Anche se con una curiosa inversione di titoli, che potrebbe far storcere il naso ai puristi: "Apriremo con Valchiria piuttosto che con L'oro del Reno, che è stato eseguito solo pochi anni fa spiega Harding-. Seguiranno l'Oro, il Sigfrido e Il crepuscolo degli dei. Per il pubblico entrare nel complesso mondo wagneriano con Valchiria risulterà più facile".

Un "miracolo" viene definito il modo in cui il regista Huguet ha trasferito la monumentalità dell'opera alle contenute dimensioni di questo palco. "Ma Wagner non vuol dire necessariamente gigantismo osserva Huguet -.

Anzi: la Valchiria è costruita soprattutto su scene a due, a tre; i suoi dialoghi sono di natura spesso intima. Certo: dobbiamo fare a meno di tutti gli artifici scenici di un vero un teatro. Ma noi puntiamo all'essenziale. E credo che a Wagner, che ambiva all'opera d'arte totale, piacerebbe questa semplicità da teatro greco".

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