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L'addio a Ornella tra lacrime e musica. La tromba e l'omelia: "Le canzoni fiammella nei momenti più bui"

Coda fin dal mattino per gli 800 posti non riservati. L’amica Stella Pende legge l’Apocalisse di Giovanni e Fresu intona "L’appuntamento" scelta da lei

L'addio a Ornella tra lacrime e musica. La tromba e l'omelia: "Le canzoni fiammella nei momenti più bui"

Pioggia, lacrime, cielo buio e traffico bloccato ieri pomeriggio a Brera, davanti alla chiesa di San Marco, dove si sono tenuti i funerali di Ornella Vanoni, morta venerdì sera a 91 anni nel suo appartamento di via Vasto per un arresto cardiocircolatorio. Dopo che al Piccolo Teatro Grassi la camera ardente, gremita anche ieri mattina dopo la folla di domenica, si è chiusa alle 13,30 anziché alle 13 come era previsto, per soddisfare l'affetto di chi la nostra grande diva voleva salutarla per l'ultima volta, alle esequie ha prevalso la tristezza, buona compagna del maltempo ma che forse Ornella non avrebbe gradito. Le sarebbe invece senz'altro spiaciuto vedere che la stragrande maggioranza dei milanesi desiderosi di partecipare al suo funerale ieri sia rimasta delusa, costretta com'è stata a restare all'aperto - riparandosi sotto gli ombrelli e con degli scafandri, il fazzoletto appallottolato in mano a tamponare le lacrime - dopo che nella cattedrale gli 800 posti riservati ai non invitati si esauriscono in un soffio. "Da stamattina mi sono messa qui anche se continuava a piovere, a presidiare la chiesa per essere sicura di assistere alla messa funebre: nulla mi avrebbe fermata. Sono milanese da generazioni, vivevo qui in zona e per strada la incontravo spesso. La Vanoni per me era una di famiglia, un pezzo della mia vita e per questo indimenticabile" racconta Carla Belleli Finzi, 75 anni, da cinque - cioè da quando deambula con il carrellino che però ieri l'ha portata fin qui, per farla sedere infine su una delle ultime panchine in fondo alla chiesa - ospite di una casa di riposo ligure. Di storie come la sua se ne potevano raccogliere tante ieri, trasversali a età, ceti sociali e abitudini: quel che succede quando un mito è vero e appartiene a tutti.

Quando il feretro, sovrastato da una copertura di rose e gerbere gialle, bellissime e gaie, entra in chiesa, sono le 14,45 e scoppia un applauso interminabile. La reporter Stella Pende, grande amica dell'artista e arrivata tra i primi, poco dopo leggerà un passo dall'Apocalisse di San Giovanni. Nelle prime file, accanto ai famigliari - vicino al figlio di Ornella Vanoni, Cristiano Ardenzi, ci sono gli adorati nipoti della cantante Camilla e Matteo ("vorrei morire accanto ai miei nipoti, del resto non mi importa" aveva confessato qualche anno fa la cantante) e l'assistente storica, Veronica De Andreis. Arrivano poi gli amici artisti: Gianna Nannini, Roberto Vecchioni, Dori Ghezzi, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Iva Zanicchi, Fausto Leali, Elodie, Ron, Mara Maionchi, Virginia Raffaele; accanto a loro il compositore Mario Lavezzi e Andrée Ruth Shammah, direttrice del teatro Franco Parenti, anche lei amica di una vita della grande Ornella. Quindi la politica, con il sindaco Beppe Sala e il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il prefetto Claudio Sgaraglia.

Durante l'omelia, padre Luigi Garbini - il sacerdote amico della cantante, conosciuto come "il prete musicista" per il suo legame profondo con la musica e per il rapporto personale che lo legava all'artista - è un fiume di pensieri pieni di calore. E parla di Ornella come di una presenza così radicata nella storia personale e collettiva da risultare impossibile da separare dalla memoria del Paese: "Ti benedico e ti ringrazio o Padre del cielo e della terra perché ci hai dato Ornella - è l'esordio del parroco -. Le canzoni sono la fiammella che ci illumina anche nei momenti bui della nostra vita per questo lei Ornella è così dentro la nostra vita. È sempre stata la musica a possedere lei, è stata posseduta dalla musica dall'inizio alla fine della sua vita". E ha aggiunto: "Dove c'è fragilità c'è anche sincerità, la capacità della creazione, anche la depressione è stata un luogo della creatività dello spirito. In questo contesto le canzoni sono tentativi di ricostruzione, le note la migliore compagnia. La sua ironia era l'altra faccia della fragilità, la sua semplicità e il suo modo diretto le hanno consentito di entrare nei cuori di tutti. La storia di Ornella è la nostra storia personale e di tutta Italia. La fine che viviamo oggi è in realtà un inizio. In un film di Zurlini cantava Domani è un altro giorno e c'era tutta la bellezza del suo saper regalare amore. Ornella era un'artista sincera che ha parlato a tutti senza filtri".

Subito dopo è il momento degli affetti più cari, dei ricordi. Con il trombettista Paolo Fresu che suona "L'appuntamento" come da precise volontà espresse dalla stessa Vanoni, mentre il ricordo dei nipoti Matteo e la sorella Camilla, afferrano il cuore. "Nonnina cara, mi chiamavi ogni giorno per chiedermi come stessi - dice Matteo, sguardo profondo, dal pulpito.

Camilla, lunghi capelli da madonna sulle spalle e sguardo severo, aggiunge, "Eri una musa, porto dentro di me una parte di te" e infine intona "Senza fine", sono in molti a scoppiare in singhiozzi.

Fresu chiude la cerimonia con "L'appuntamento". E anche in quel momento l'applauso che accompagna per l'ultima volta la grande Ornella, si accompagna a tante lacrime.

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