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Lady Mastella libera a metà: non potrà lasciare Ceppaloni

Revocati gli arresti domiciliari, ma il riesame impone l'obbligo di dimora per Sandra Lonardo. Le toghe del Csm contro Mancino: giudizi indebiti sul caso. La sua reazione: "Siamo stati esiliati per le nostre idee"

Lady Mastella libera a metà: 
non potrà lasciare Ceppaloni

Roma - Contrordine, compagni. Sandra Mastella non è più agli arresti domiciliari, ma ha l’obbligo di dimora a Ceppaloni. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Napoli, accogliendo la richiesta del pm di revoca del provvedimento emesso il 16 gennaio dal gip di Santa Maria Capua Vetere.

Sono dunque insussistenti, o quanto meno affievoliti, i motivi per giustificare la clamorosa misura cautelare per la moglie dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e presidente del Consiglio regionale campano, indagata per tentata concussione a Napoli. Lo si saprà meglio dalla motivazione.

Ma tanto basta per dare l’impressione di una bocciatura della linea tenuta dai pm di Santa Maria Capua Vetere, conunprovvedimento che ha portato alla crisi e alla caduta del governo Prodi. «Le vicende personali e processuali vannodistinte dalla politica»,commenta però il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. Mentre si scatena la polemica sul fatto che la decisione arrivi pochi giorni dopol’intervento del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che proprio a Napoli ha detto, in occasione dell’inaugurazione dell’annogiudiziario, chenonc’erano circostanze tali da giustificare l’arresto di lady Mastella.

Sia all’Anm, sia a Palazzo de’ Marescialli, la presa di posizione di Mancino ha suscitato proteste esplicite e malumori sotterranei. L’accusa al vertice del Csm sarebbe quella di interferenza sulla magistratura e di interventi troppo politicizzati. La Giunta dell’Anm si riunirà domani per affrontare la questione e probabilmente ci sarà anche un documento sull’accaduto. «C’è da parte di molti magistratiuncerto risentimento perungiudizio espresso suunprovvedimento giudiziario al di fuori della sede dove questo deve essere valutato», conferma il presidente dell’AnmSimone Luerti, negando però di aver mai detto che Mancino ha «travalicato» i limiti istituzionali.

C’è agitazione anche al Csm e i togati Ciro Riviezzo, Dino Petralia e Mario Fresa del Movimento per la Giustizia (corrente di sinistra), chiedono l’urgente approvazione del Codice deontologico per i componenti del Consiglio per fissare «criteri etici comportamentali anche sul dovere di riservatezza dei consiglieri». Non dovrebbero dare «giudizi su pratiche in corso, commentareprovvedimenti giudiziari ancora soggetti ad impugnazione, violare il segreto dell’attività consiliare interna», dicono. Si riferiscono anche alle dichiarazioni della laica del centrosinistra Letizia Vacca che ha parlato di «cattivi maestri» riferendosi alla gip Clementina Forleo e al pm Luigi de Magistris e al fatto che Mancino harivelato che il trasferimento del sostituto procuratore di Catanzaro è stato preso «all’unanimità» dalla sezione disciplinare. Non è d’accordo Michele Saponara, laico della Cdl, che esprime solidarietà a Mancino. «Di fronte a un caso plateale di illegittimità, visto che gli arresti domiciliari sono stati disposti da un giudice che si è dichiarato incompetente, il Csm non può arroccarsi nella difesa dell’indipendenza della magistratura».

Insomma, nessuna interferenza da parte del vicepresidente del Csm.

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