Lady Obama e lady Gaga sono più potenti della regina d’Inghilterra

Michelle Obama la donna più potente del mondo? Forse è un destino di famiglia ricevere onorificenze che sembrano dedicate più a ciò che si vorrebbe che i premiati fossero che a ciò che effettivamente sono. Così a suo tempo il neoeletto presidente degli Stati Uniti fu insignito del Nobel per la pace proprio mentre stava intensificando la partecipazione americana al conflitto in Afghanistan. E ieri la First Lady, avvocato che attualmente di mestiere fa la moglie e la mamma, è stata incoronata dalla rivista Forbes come la donna più potente del pianeta. Non in quanto moglie del primatista in campo maschile, ma per una serie di ragioni che denotano un cambiamento nei criteri di scelta: Michelle Obama è balzata al comando della classifica - scalzando la Cancelliera tedesca Angela Merkel - perché, come scrive Forbes - «ha trasformato la carica di first lady con la forza della sua personalità. La conferma del suo carisma viene dal fatto che la Casa Bianca la faccia scendere in campo in questa campagna elettorale negli stati più importanti del voto di midterm».
La prima First Lady afro-americana, si legge nel sito del magazine Usa, ha cambiato radicalmente in ogni senso l’aspetto della Casa Bianca (tra l’altro ricavando nel giardino l’orto più famoso degli Stati Uniti), diventando la donna più popolare d’America e proponendo a livello mondiale a una nuova generazione di donne un nuovo modo di comportarsi. Molta enfasi viene data all’impegno diretto nella battaglia contro l’obesità infantile, vera piaga nazionale, in cui il già citato orto svolge un ruolo simbolico con la sua proposta di cibi freschi e sani al posto del famigerato junk food all’americana. Curiosamente però al sesto posto della classifica si piazza Indra Nooyi, la regina di quella Pepsi Cola che la First Lady vorrebbe far sparire dalla tavola dei ragazzi americani.
Insomma Michelle Obama passa davanti non solo alla Merkel (ora quarta), ma anche alla segretaria di Stato Hillary Clinton (e questo fa un certo effetto) e distanzia ampiamente un’altra celebre consorte presidenziale, l’italo-francese Carla Bruni (trentacinquesima). Le sovrane ormai non vanno più di moda: la regina Elisabetta, sempiterna icona britannica, frana al 41° gradino, mentre Rania di Giordania scivola addirittura al settantaseiesimo.
Osservando la presenza nei primi dieci posti di personaggi assai leggeri dello spettacolo come Lady Gaga (settima) e Beyoncé (nona) e confrontando i loro piazzamenti con quelli delle altre principali protagoniste della politica americana (la speaker della Camera Nancy Pelosi undicesima, il ministro della Sicurezza interna Usa Janet Napolitano tredicesima e la leader della destra repubblicana Sarah Palin sedicesima) risulta evidente che fra i criteri scelti quest’anno da Forbes per individuare le donne più potenti del mondo l’apparenza prevalga sulla sostanza. Detto più elegantemente, si è voluto dare rilievo all’influenza creativa, caratteristica peraltro molto femminile, più che al potere in senso stretto.
Ecco spiegate le discese in classifica di gran parte delle protagoniste al femminile del mondo economico, con alcune rilevanti eccezioni di sapore nazionalistico a stelle e strisce. A Marina Berlusconi, unica italiana inserita nella lista, viene assegnato il 48° posto: nella motivazione si ricorda tra l’altro il suo pubblico e deciso intervento in difesa del padre Silvio, presidente del Consiglio, che definì oggetto di una campagna politica tesa a demolirlo a qualsiasi costo, e contro una magistratura prevenuta.

Non è però un caso che la presidente di Fininvest e della Mondadori salga al sedicesimo posto nella classifica mondiale stilata da Forbes Business, dominata da donne d’impresa americane, e che la scorsa settimana abbia raggiunto il dodicesimo rango in un’altra classifica di businesswomen, quella della rivista Fortune. Insomma, sfrondando un po’ queste liste dai lustrini e dall’inevitabile nazionalismo americano, i valori si delineano con maggiore realismo.

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