L'Alitalia smobilita da Malpensa Sea vuole 1,25 miliardi di danni

La società che gestisce l'aeroporto: "Traditi i contratti. Fatte infrastrutture che non serviranno più". Lo scalo va difeso, ecco perché. Commenta

L'Alitalia smobilita da Malpensa 
Sea vuole 1,25 miliardi di danni

La Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, ha annunciato che avvierà una causa civile nei confronti di Alitalia per i danni derivanti dalla decisione della compagnia di ridimensionare la propria attività all’aeroporto di Malpensa. Sarà chiesto un risarcimento di 1,25 miliardi di euro, quando ieri la compagnia valeva in Borsa circa 920 milioni. Pare che il presidente di Alitalia, Maurizio Prato, abbia ironizzato con il presidente della Sea, Giuseppe Bonomi: «Faccio prima a portarti le chiavi». Non è stato ancora scelto il foro nel quale avviare l’azione: i possibili sono Roma, Milano e Busto Arsizio. Probabile che venga scelto quest’ultimo, il più vicino all’aeroporto.

Il piano di «sopravvivenza» dell’Alitalia è stato approvato alla fine dell’estate scorsa e già conteneva la «doccia fredda», perché annunciava il trasferimento a Fiumicino di quasi tutti i voli di lungo raggio e la cancellazione a Malpensa delle tratte di breve e medio al servizio di questi. L’altra notte l’Alitalia ha confermato la riduzione dei voli, formalizzando ad Assoclearance (l’organismo competente) il rilascio degli slot (le bande orarie che servono per decolli e atterraggi) che non utilizzerà. Perché la società chiede i danni alla compagnia? Lo spiega Bonomi: «Valanghe di documenti, atti e contratti provano che l’aeroporto è nato al servizio di Alitalia quale “hub carrier” » e cioè compagnia di riferimento per lo smistamento di passeggeri tra voli di breve e lungo raggio. «Abbiamo effettuato investimenti, strutturali e organizzativi, tesi a soddisfare questa precisa richiesta. Venendo meno questo ruolo centrale di Alitalia, le conseguenze che subiamo sono enormi».

Sono stati analizzati il «danno emergente» (le perdite patrimoniali derivanti da investimenti realizzati presupponendo, appunto, i «transiti») e il «lucro cessante» (la perdita di benefici economici derivanti dal de-hubbing) provocati dall’inadempienza a precisi impegni contrattuali. Il tutto viene quantificato in 1,25 miliardi (più di quanto, dieci anni fa, costò l’intero aeroporto). L’ipotesi di un’azione della Sea aveva «irritato», in mattinata, Palazzo Chigi. In serata il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ha frenato: «Avanti con la causa solo se salterà la moratoria», ovvero la sospensione dei tagli di voli Alitalia da Malpensa. Masulla riduzione effettiva dell’attività di Alitalia non ci sono ancora numeri ufficiali. Bonomi riferisce stime ricavate dai sistemi di vendita: i «movimenti» cancellati sarebbero circa 260 al giorno, pari a 130 voli (il movimento è un decollo o un atterraggio, il volo è la somma dei due; lo slot è la finestra oraria nella quale si opera un movimento). Fonti romane parlano di circa 150 slot, dagli oltre 300 attuali. Malpensa perderà 6 milioni di passeggeri. Il punto ufficiale sarà fatto soltanto martedì, giorno per il quale l’Alitalia ha riorganizzato la conferenza stampa ieri sospesa. L’azione della Sea inciderà sulla trattativa in corso per la cessione di Alitalia a Air One? «In questi casi l’acquirente chiede semplicemente garanzie al venditore». Cioè Parigi dovrebbe «responsabilizzare» il nostro ministero dell’Economia.

Va osservato che i tempi italiani di un procedimento civile sono tutt’altro che fulminei. Ferma la convinzione di Formigoni: «Malpensa esiste ancora. La nostra strategia va avanti nonostante le mosse ostili di Alitalia. L’ipotesi della moratoria è ancora aperta».

Formigoni ha precisato di aver avuto una lunga telefonata con il presidente del Consiglio, Romano Prodi: «È stato un lungo colloquio nel corso del quale ho detto che è necessario salvaguardare Malpensa come hub». L’ha definita una telefonata «appassionata».

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