La differenza tra gli Ufficiali che stanno per uscire dall’Accademia e quelli che l'hanno conclusa molti anni fa, sta nel fatto che oggi è certo che questi ragazzi verranno in un modo o nell’altro impegnati in operazioni militari reali. Per questo un Ufficiale cresciuto in Accademia deve aver sviluppato alcune caratteristiche specifiche: predisposizione al sacrificio fisico, attitudine alla vita militare, integrità morale. E ancora: preparazione atletica, propensione alla leadership e al lavoro di gruppo. Altrimenti, sarebbe impossibile operare in situazioni in cui non è escluso venga richiesto il sacrificio estremo della vita. (guarda qui il video)
Lo ha spiegato chiaramente a ilGiornale.it il Sottotenente pilota che intervistiamo. Per motivi di sicurezza militare, il nome deve rimanere segreto. “Chi entra in Accademia - ci spiega - può diventare un pilota, un ingegnere, un medico o un Commissario. Gli studi universitari differenziano le competenze. Io sono un pilota”. Uno di quelli che solcheranno i cieli di guerra (chissà) in Siria e in altre missioni. Forse sarà lui a bombardare l’Isis.
“Il mio addestramento al volo - continua - è iniziato a Latina, dove ho conseguito il brevetto di pilota di aeroplano. Ora sto per lasciare l’Accademia e andrò negli Usa, a Sheppard, per ottenere il brevetto di pilota militare nell’ambito del progetto Euro Nato Joint Jet Pilot Training”. Non è solo un aviatore. E’ un combattente completo. Si è addestrato negli anni a (quasi) tutto ciò che potrebbe essergli utile in futuro: evasione nel caso in cui cadesse in territorio nemico, resistenza agli interrogatori in caso di cattura, marce tattiche e uso delle armi.
Perché sei entrato in Accademia?
“La motivazione principale che mi ha spinto inizialmente è stata la voglia di entrare a far parte questa squadra vincente che è l’Areonautica militare. Poi una volta all'interno, si è trasformata in una sfida con me stesso: se non hai passione per le Forze Armate, per il volo e per il nostro Paese è difficile portare a termine il percorso”.
Come è vivere da aspiranti ufficiali?
“E’ dura. La vota quotidiana è scandita da orari ben precisi. I primi tempi è più dura dal punto di vista fisico, poi negli anni si aggiungono le responsabilità che un Ufficiale è chiamato ad avere nell’avanzamento della sua carriera. L’Allievo frequentatore deve rispondere da una parte agli obblighi universitari, la mattina in Università e al pomeriggio con lo studio, dall’altro a curare la sua formazione militare”.
Hai mai volato?
“Certamente”.
Cosa si prova a pilotare un caccia?
“Le emozioni sono tante e diverse. Quando sono arrivato in Accademia non avevo mai messo piede in un aereo, nemmeno quelli civili. Il primo volo non lo dimenticherò mai. E’ un misto di gioia e curiosità nel provare qualcosa di nuovo. Una sensazione diversa da quella che si prova tutti i giorni. Ovviamente, non lo nascondo, ci sono anche delle preoccupazioni, ma l’emozione del momento e la voglia di apprendere permettono di superarle”.
Quando sei entrato sapevi che tra possibili compiti ti saranno affidati, ci sarà quello di fare missioni fuori dall’Italia. Cosa significa portare l’Areonautica italiana all’estero?
“Per noi Ufficiali è ovviamente motivo di onore rappresentare l’Italia. Siamo chiamati a servire il nostro Paese anche di fronte a sfide difficili in quegli scenari oggi in continuo mutamento”.
Dopo 5 anni stai per chiudere il tuo percorso in accademia. Cosa ti ha lasciato?
“Ho avuto possibilità di studiare molto e di riempire ogni momento della giornata. Un percorso arduo che porta però molte soddisfazioni. Ora che sto per lasciarmelo alle spalle, sono certo che il lavoro svolto mi sarà utile nell’immediato futuro”.
Ti senti leader?
“L’Accademia mi ha aiutato ad aumentare la consapevolezza delle mie capacità, ma sono certo del fatto che la leadership vada espressa ogni giorno.
Cosa significa, in una parola, essere un "Ufficiale dell’Areonautica" italiana?
“Semplice: devi essere un ‘esempio’. Per gli altri e per il Paese”.
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