Lamanna, il numero 1

In mano stringe il biglietto da visita di Simone Braglia, l’eroe di Liverpool per provare a semplificare. Ma soprattutto sulle spalle ha la sua maglia. La «numero 1», perché all’Anfield Road il portiere titolare non poteva giocare alla roulette e scegliere. Eugenio Lamanna, il numero 1 del Genoa, non ha vent’anni e se è per questo neppure i galloni da titolare, ma già tre panchine di serie A all’attivo. Di più, ha una quasi presenza. A Marassi, naturalmente, con la Nord a sospingere e a far tremare le gambe. Eugenio da Como era già pronto a togliere la tuta quando Rubinho ha avuto uno scontro di gioco e Scarpi era ancora alle prese con gli strascichi da bisturi al ginocchio. «In quel momento io ero tranquillo - confida Gianluca Spinelli, preparatore dei portieri - Ha le qualità per fare bene anche se non ha mai giocato nei professionisti ma solo in serie D. Soprattutto ha la fiducia dei compagni con cui si allena tutti i giorni».
Guai a far squillare le trombe, ad annunciare l’erede di Buffon. Lamanna deve ancora crescere, ma a detta dei suoi allenatori, oltre alla stoffa, «ha tutte le capacità necessarie caratterialmente. È un ottimo ragazzo, che non è una cosa normale. Ha ottime basi motorie». Un numero 1 predestinato. Anche se quella maglia gli è capitata sulle spalle quasi per caso. Lamanna è arrivato al Genoa dopo in ritiro in Austria. Si è aggregato al gruppo ad Acqui Terme e restava da assegnare la maglia numero 1 dopo che Rubinho ha preso l’83 e Scarpi il 73. «Questo ragazzo si merita quella maglia - aggiunge Spinelli - Ma il merito è da dividere anche con i miei collaboratori. Luca De Prà e Franco Gagliardi fanno un lavoro straordinario.

È fondamentale per un ragazzo giovane come Eugenio trovare tre persone che lavorano all’unisono, seguono gli stessi metodi, vedono la preparazione allo stesso modo e si aggiornano insieme. Per chi deve imparare è un rischio ascoltare voci diverse». Anche se si è un «numero 1».

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