LaMarche, la colpa viene dopo il delitto

Fino al giorno in cui carica l’arma più bella del padre nel soggiorno, Ted è un normale adolescente americano che vuol mettersi in mostra con gli amici. Si assenta per un attimo, e uno dei ragazzi con quella rivoltella uccide il fratello per sbaglio. Ted entra in una regione di confusione e desolazione, esposto in assoluta solitudine alla piccola comunità del New England in cui vive con la madre, che lo plagia da subito perché neghi qualsiasi responsabilità, e il padre, sempre via per lavoro, vittima della recessione americana dei primi anni Novanta.
American Youth di Phil LaMarche è il racconto della sua disorientata prima giovinezza, ma è soprattutto il nome dell’organizzazione di neoconservatori ipernazionalisti che fanno di Ted una mascotte e lo coinvolgono nelle loro sedicenti attività politiche, trovando terreno fertile in un ragazzo al centro di una scomoda popolarità. Questo gruppo, che si presenta animato da un’ingenua ma ragionevole retorica patriottica e si atteggia goffamente a difensore dei valori nazionali, pratica soprattutto vandalismi notturni nei nuovi quartieri abitati da immigrati, e a Ted è presto evidente (o forse lo è soprattutto al lettore) che non ha nulla in comune con questa banda di xenofobi da due soldi e con i loro diktat su alcol, droghe e sesso prematrimoniale. Non sarà facile per Ted liberarsi dal loro abbraccio malsano e reggere la relazione con la ragazza del capo, fino a conseguenze fuori dal suo controllo ma salutari per la sua maturazione. La gang vorrebbe che Ted assumesse un ruolo simbolico, ma in realtà lo costringe a compiere scelte che ne rivelano la natura di battitore libero.
Dopo le superbe pagine d’esordio, il libro diventa un affresco essenziale e potente della vita americana di provincia e un delicato viaggio nella crescita del ragazzo. Le armi c’entrano abbastanza poco, come purtroppo è poco esplorata - questa sarebbe stata una cifra originale - la complessa relazione fra il protagonista e la madre. LaMarche lancia più d’un tema - il travaglio e la difficoltà di vivere di una generazione con poche speranze, la sconfortante vuotezza della vita di famiglia - ma si tiene lontano dal dare giudizi. Affida al poetico mondo interiore di Ted un possibile riscatto, la capacità di vedere cosa è giusto e intravedere cosa può essere meglio di tanta glaciale desolazione.

Il suo piccolo grande libro viene osannato come il debutto di un nuovo Cormac McCarthy, un ritrovato Hemingway, un buon erede di Raymond Carver, ma tante aspettative potrebbero nuocergli, distogliendo i lettori dal piacere di una storia semplice, che aggiunge un nuovo originale capitolo ad altre creazioni post-Columbine.

Phil LaMarche, American Youth. Un omicidio involontario (Bompiani, pagg. 250, euro 16).

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