Al sindaco di Lampedusa dovrebbero togliere la fascia tricolore per manifesto disonore. Questo signore, Bernardino De Rubeis, eletto nelle liste del Movimento per lAutonomia, ha trasformato una marcia organizzata ufficialmente per la Giornata della Memoria in una pagliacciata, conclusa con il lancio di una corona in mare « in ricordo dei nostri fratelli immigrati morti», e ha osato definire la struttura che ospita i clandestini «un centro che doveva servire per la prima identificazione, ma in questi ultimi tempi è diventato un campo di concentramento» perché «non ci sono più le condizioni di vivibilita». Dunque, lItalia è un Paese nazista. Peggio, la proposta legittima di trasformare una base navale in centro di espulsione, decisione finalmente assunta dal ministro dellInterno Maroni e dal Consiglio dei Ministri, è per il sindaco illegittima e fa parte di «un disegno ben preciso, diabolico, del governo, di questa componente leghista e razzista contro di me. Siccome sono alla guida della contestazione mi si deve denunciare. Non siamo in uno Stato di diritto». Infine, perché luomo ama esternare neanche fosse uno showman televisivo,e ostenta un altissimo concetto di sé, «il mio unico errore in quarantanni è avere dato lincarico di vicesindaco a una donna senza scrupoli, la senatrice Angela Maraventano, che ha dimostrato di essere schiava della Lega e di avere tradito lisola e il popolo di Lampedusa».
Preso comè ad arringare giornalisti e popolo, questultimo ieri se nè rimasto in buona parte a casa, e alla veglia inscenata dal sindaco non hanno partecipato più di mille persone, altro che tutti i seimila abitanti dellisola, il primo cittadino dimentica che ha litigato con la Maraventano per soldi sperperati, non per far scudo a clandestini la signora chiedeva spiegazioni più che legittime sul denaro speso da Claudio Baglioni per il suo festival. Come si arriva a seicentomila euro se i cantanti si esibiscono gratis? Ma per De Rubeis Baglioni si ama, non si discute, e guai a guardare nelle ricevute. Così la senatrice è stata cacciata, ed ora viene ricoperta di insulti calunniosi. Il sindaco omette giudiziosamente di dire che se cè un elicottero per il pronto soccorso, si deve a lei, insieme a tante altre battaglie vinte e condotte con grinta in difesa dei cittadini di Lampedusa.
Nella giornata pomposamente definita di sciopero generale, i malumori sono fortissimi, e se la dimostrazione non è di nuovo finita con la fuga dei clandestini dal centro di accoglienza, si deve solo allo schieramento stavolta massiccio della polizia, che ha impedito ai provocatori che stavano nel corteo, soprattutto esponenti di centri sociali, di arrivare sotto i cancelli. Certo, supermercati, bar e ristoranti sono chiusi, non si può disobbedire a uno sciopero proclamato dal sindaco. Ma i malumori sono di ben altro genere. Da una settimana le navi non attraccano per il maltempo e i viveri sono finiti, mancano carne e latte. Non solo, la merce ordinata imputridisce a bordo, bloccata a Porto Empedocle. E i commercianti ci rimettono un sacco di soldi. Ma, maltempo o no, due aerei militari sono arrivati lunedì mattina per rifornire il centro d'accoglienza. I clandestini mangiano, gli abitanti no, protestano rappresentanti dei negozianti, e a questo De Rubeis non sa rispondere. Non andava proprio così infatti nei campi di concentramento nazista.
De Rubeis non è diverso dai sindaci fanatici che strumentalizzavano i loro amministrati contro l'Alta Velocità, non è diverso da altri primi cittadini che scambiano il mandato per un'istigazione a delinquere. Ma a Lampedusa si rischia ancora di più, perché in queste ore si decide se siamo o non in grado di fornire risposte severe e appropriate all'arrivo di disperati senza un tetto né regole da rispettare. Mettendosi alla testa di un movimento populista, demagogico e antipatriottico, il mandato ricevuto lo ha tradito.
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