Lanciato l'aereo-laboratorio "Polluce": si studia il rientro da viaggi nello spazio senza pilota

Il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali lancia un secondo velivolo aerospaziale senza pilota. Obiettivo: studiare il volo transonico e supersonico. Perché un giorno andremo in gita nello spazio e ridurremo il tempo di collegamento tra continenti. Con aeri che atterreranno da soli

Lanciato l'aereo-laboratorio "Polluce": si studia il rientro da viaggi nello spazio senza pilota

Arbatax-Tortolì (OG) - Non solo aeri militari. I veivoli senza pilota che ultimamente si sentono menzionare solo in Iraq e Afghanistan, un giorno rivoluzioneranno il nostro modo di viaggiare. Consentendoci di effettuare avvenieristici viaggi al di fuori dell'atmosfera. Per questo avvicinare l’aeronautica allo spazio è l’obiettivo principe del programma USV (Unmanned Space Vehicles, velivoli aerospaziali senza pilota) ideato dal Cira, il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali.

Il lancio - Nella giornata di ieri infatti è avvenuto il lancio di "Polluce", il secondo aereo senza pilota progettato e costruito dal CIiracon l'obiettivo di studiare un sistema di rientro nell'atmosfera dopo un volo nello spazio. Dopo due mesi di attesa caratterizzati da tempo e venti non favorevoli, si sono finalmente presentate le condizioni ideali per il lancio avvenuto alle ore 8 e 45 dall’aeroporto di Arbatax-Tortolì in Sardegna, nei pressi del Poligono Interforze di Salto di Quirra. Nelle prime ore del mattino è stato gonfiato con 340.000 metri cubi di elio il pallone stratosferico che ha portato il velivolo, privo di motore, alla quota stabilita di 24 km. Successivamente, "Polluce" è stato sganciato ed ha accelerato in caduta fino ad una velocità di 1,2 Mach. La parte più importante della missione, ovvero la fase sperimentale vera e propria, è durata 140 secondi, durante i quali il velivolo ha compiuto una serie di operazioni estremamente complesse tra cui una manovra di richiamata (più lunga rispetto a quella effettuata durante il primo lancio), una manovra a velocità costante ed assetto variabile definita "alfa-sweep", e due virate con manovre latero-direzionali. Un’ultima manovra di richiamata ha portato al rallentamento del velivolo fino ad una velocità prossima a Mach 0,2 (circa 250 km/h), consentendo, così, l'utilizzo di un paracadute convenzionale fino all’ammaraggio in una zona di mare isolata. La missione si è conclusa alle ore 11 e 20 con il recupero del velivolo ad opera della nave Tavolara della Marina Militare.

Risultati e obiettivi - E' ancora presto per sapere quali novità emergeranno dai milioni di dati raccolti durante l'operazione, ma sicuramente il lancio del veivolo "Polluce" rappresenta un passo in avanti rispetto alla missione precedente, quella del aereo gemello "Castore", sia per quanto riguarda le manovre effettuate, sia per l'uso di un veicolo più affusolato. Obiettivo di questa missione era l'acquisizione di dati relativi al volo transonico e supersonico. Nei prossimi anni, si prevede di realizzare laboratori volanti ancora più sofisticati per mettere a punto alcune delle principali tecnologie e metodologie che consentiranno alle industrie di sviluppare velivoli spaziali e transatmosferici in grado di ridurre notevolmente il tempo di collegamento tra diversi continenti. "Il volo di Polluce – ha detto il presidente del Cira, Enrico Saggese - rappresenta un importante passo avanti nelle ricerche per la realizzazione di nuovi sistemi di rientro automatici che in futuro porteranno alla realizzazione di shuttle di seconda generazione, con capacità di manovra ad altissima velocità e di atterraggio completamente autonomo".

Partneship - Non solo Cira: al successo della missione "Polluce" hanno contribuito numerse aziende italiane del settore in fase di progettazione e realizzazione dei velivoli. In fase operativa invece è stato fondamentale il contributo di diversi enti e istituzioni, quali ENAC/ENAV, Aeronautica Militare, Marina militare, ESA e ASI.

Da segnalare inoltre la realizzazione di due esperimenti effettuati durante il volo su proposta di una PMI campana e di alcune scuole medie superiori della Puglia: il primo era basato sull'uso di tecnologia MEMS (sistemi elettromeccanici miniaturizzati) per la misurazione delle accelerazioni caratteristiche del volo fino all'ammaraggio; mentre l'esperimento proposto dagli studenti era finalizzato alla rilevazione dell'opacità dell'atmosfera collegata alla presenza di aerosol.

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