da Roma
La decisione presa dallAuthority sul destino di Alfredo Meocci provoca reazioni opposte nei due poli. Il centrosinistra, con molti suoi esponenti, adotta una sorta di low-profile sul verdetto, derubricandolo a semplice questione «tecnico-giuridica». Opinione smentita dal fatto che i commissari si sono divisi esattamente sulla base delle loro appartenenze. Il centrodestra, invece, con commenti più o meno velati fa cadere pesanti sospetti sulla decisione dellAgcom e sulla tempistica adottata.
Non tutti, però, rispettano questo spartito. Il diessino Beppe Giulietti, infatti, sbanda verso la politica e se la prende con la scelta «fatta da Giulio Tremonti». Peccato che, da lì a poco, venga sbugiardato dallo stesso titolare dellEconomia che gli ricorda come «a quei tempi non fossi io a essere ministro». Duro il commento di Sandro Bondi che individua in questa decisione «un clima che puzza di regime. È un altro brutto segnale, dopo tanti altri di questi primi giorni». Una tesi rilanciata dal senatore di An Alessio Butti che definisce «sospetti» i tempi dellAuthority ma anche da Mario Landolfi, «La decisione è stata adottata con modalità discutibili» dichiara il ministro delle Comunicazioni.
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