Langella chiama la Samp: «Del Neri, allenatore ideale»

2 LA PROVOCAZIONE
Tra titoli e musei

la «vera» storia del Grifone
Sono un Sampdoriano devoto e praticante e soprattutto, come ammettono anche i miei numerosi amici genoani, «illuminato», cioè capace di intendere ed apprezzare le (numerose) cose belle del Vecchio Balordo. Innanzitutto il campionato di quest'anno: straordinario! Non è da tutti arrivare al 5° posto, arrivare «quasi» in Champions, vedere il proprio centravanti «quasi» vincere il «titulo» di capocannoniere, arrivare «quasi» ai quarti di finale di Coppa Italia. È dal 1984 che il Grifone sta pianificando la grande stagione 2008/2009. È stata infatti una scelta razionale ed intelligente quella di calibrare le proprie forze e spalmarle in questi 25 anni, guardando solo e soltanto al giugno 2009.
La squadra tutta ed i tifosi sapevano che questa rigorosa gestione del proprio potenziale non avrebbe consentito di arrivare ad alcuna finale in questi anni (che saranno mai 25 anni? Nulla, un batter di ciglia) e la conseguenza è stata, coerentemente, un «zeru titoli». Ma che importa? Non valeva forse la pena di non vincere nulla per poi avere la soddisfazione, venticinque anni dopo, di andare «quasi» in Champions? La Sampdoria, che, ahimè, non è capace di pianificare e, al contrario, dilapida le sue energie con la stessa incoscienza della cicala che se la spassa suonando il violino, nello stesso periodo è arrivata a 15 finali, vincendo «7 tituli» con un coefficiente di successo del 47%, che, lasciatemelo dire, non è poi così male. Per non parlare dei derbies (plurale) di quest'anno, dove la Sampdoria ha scelto dolorosamente di sacrificarsi per aprire le porte al centravanti argentino verso il prestigioso podio di capocannoniere, ma il ballerino di tango con la «cara» triste, malgrado i corridoi lasciati artatamente sguarniti dai difensori Sampdoriani, non è riuscito nell'impresa.
E poi la vera grande, esaltante gioia: il Museo del Genoa! Dopo che le furie con la maglietta rossoblù avranno percorso in lungo e largo tutti gli stadi europei, coprendosi di gloria come le legioni romane, gli europei, ansiosi di conoscere le radici di questo straordinario fenomeno, invaderanno le sale del Museo per saperne di più di una squadra che, umilmente, ha preferito stare a basso profilo per quasi cento anni per poi preparare una esplosione nucleare mediatica, come è stato il campionato 2008/2009. Ma vi immaginate le facce dei tifosi dei «galacticos» madrileni quando apprenderanno che un certo numero di «tituli» il Genoa li ha vinti durante un solo week end? Al sabato l'andata, la domenica il ritorno e voilà ..! Un bel Titulo di campione d'Italia. Geniale!
I direttori del Louvre e Guggenheim stanno già sudando freddo, pensando all'emoraggia di visitatori dai loro musei. Sarà un successo senza precedenti, ma per essere un vero trionfo raccomanderei ai responsabili del Museo di allestire, con un design adeguato, una teca nella quale esibire opportunamente la famosa valigetta dei 250.000 Euro. Sarebbe imperdonabile non darle la giusta enfasi; sarebbe come non esibire il cannocchiale nel museo di Galileo Galilei o la radio in quello di Guglielmo Marconi.
E soprattutto, caro Grifone, non ti preoccupare se in qualche stadio inglese ti grideranno «Shame! Shame!», che, in barba alla fonetica, nulla ha a che vedere con il nostro famigliare «Scemi! Scemi!», bensì «Vergogna! Vergogna!». Non ti preoccupare: è solo un pallino degli abitanti di quell'isola bizzarra, ex padroni del mondo ed inventori del calcio e molti altri sport, quello di anteporre l'onore a tutto il resto e soprattutto quello di non concepire neppure l'idea di comprarsi con i soldi una vittoria. Uno dei loro tanti snobismi... Comunque, ad ogni buon conto, stai tranquillo: Sir Richardson Spensley è morto e ben prima di Genoa - Venezia. Può essere che veda, ma sicuramente non parla.



2LETTERA CENTRATA
Inqualificabile chi paga

per una vittoria
Spettabile Redazione Genovese de il Giornale, perfettamente centrata la lettera del Lettore Massimo Bianchi per Bagarelli (avvocato; tutti lo possono diventare); in effetti chi paga per farsi assegnare la vittoria in una competizione sportiva basata sull'agonismo e sulla lealtà è inqualificabile; così come chi si permette di scherzare su 6 milioni di morti.
Cordialmente.
Luigi Parodi - Courmayeur

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