"Mi appello ai musulmani affinché trasformino il mese sacro di Ramadan in una devastazione per infedeli, sciiti e apostati". La chiamata alle armi di Abu Muhammad al Adnani, diffusa martedì scorso in un audio di 28 minuti, non è rimasta inascoltata. Il jihad si scatena nel venerdì del Ramadan colpendo tre continenti quasi simultaneamente: una scia di sangue unisce Tunisia, Francia, ma anche Kuwait e Somalia. "I musulmani devono essere pronti a conquistare e scegliere il martirio", esortava al Adnani rivolgendosi direttamente ai "sunniti in Giordania, Libano e Arabia Saudita affinché si sollevino contro i tiranni" e "combattano contro gli oppressori sciiti in Iraq e Siria".
L’attentato più grave sulla spiaggia di fronte a due hotel di lusso a Sousse, nel golfo di Hammamet, in Tunisia: 38 morti e 36 feriti, in buona parte stranieri, tre mesi dopo il massacro del museo del Bardo a Tunisi. "Il nostro fratello, il soldato del Califfato Abu Yahya al Qayarawani, ha raggiunto il suo obiettivo, l’Imperial hotel, malgrado le misure di sicurezza - ha rivendicato l'Isis - e ha attaccato il bordello e ucciso gli infedeli". Nel sud-est della Francia, vicino Lione, un uomo ha fatto irruzione nell’impianto di gas industriale Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, dipartimento dell’Isere, e ha colpito bombole di gas causando l’esplosione e ferendo due persone. Ma nel complesso industriale, sulla recinzione del cortile, è stata trovata infilzata la testa decapitata di un imprenditore, il gestore di una società di trasporti che si trovava lì per una consegna. La vittima sarebbe il datore di lavoro del presunto attentatore. A Kuwait City un kamikaze si è fatto esplodere in una moschea sciita durante la preghiera del venerdì, uccidendo almeno 27 persone e ferendone circa 200. In Somalia i miliziani islamici Shabaab, legati ad Al Qaeda, hanno lanciato un’autobomba contro la base delle truppe di peacekeeping dell’Unione africana a Leego, 130 chilometri a sud di Mogadiscio, ingaggiando dopo l’esplosione una lunga battaglia con la sicurezza, per una bilancio finale di una trentina di morti.
Dietro agli attacchi di ieri c'è l'Isis. L'obiettivo del califfo Abu Bakr al Baghdadi è seminare il panico in Occidente e destabilizzare il Medio Oriente. Lo stesso aveva fatto nel 2005 l'allora leader di al Qaeda, Abu Musab al Zarqawi, incitando a "uccidere a chi crede negli idoli". Un appello che aveva scatenato una lunghissima scia di sangue. "Ramadan - spiega il britannico Barnaba Fund - è il periodo in cui i cristiani subiscono un aumento di attacchi nel mondo musulmano". Così era stato nel 2001, quando al Qaeda aveva attaccato il parlamento indiano, nel 2002, a finire nelle mire qaediste era stato un hotel di turisti israeliani in Kenya, e nel 2003 con il blitz alla Croce Rossa di Baghdad. Oggi i miliziani dello Stato islamico, già all'offensiva in Libia, stanno martellando contro la Tunisia per riuscire a creare il Grande Califfato del Maghreb che unisca l'interno Nord Africa. Non deve, quindi, stupire che dietro all'attacco degli sciiti in Kuwait ci siano i Wilayat Najd, jihadisti fedeli ad al Baghdadi che puntano a esacerbare lo scontro tra sciiti e sunniti per delegittimare gli sceicchi.
Oggi l'unità anti-terorisimo di Scotland Yard è fortunatamente riuscita a sventare un attentato terroristico contro una parata nel giorno delle forze armate a Merton, quartiere sud-occidentale di Londra. Ma il Ramadan è solo all'inizio. Finirà il 17 di luglio.
Fino ad allora gli attacchi potrebbero moltiplicarsi di giorno in giorno. "Esplodete come vulcani sotto i nostri nemici", aveva detto lo scorso novembre al Baghdadi. Il terrore, insomma, è già a casa nostra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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