Controcultura

Largo all'avanguardia (anche in balera)

Elisabetta Sgarbi racconta in un film la storia della band nata per incendiare le piste da ballo

Largo all'avanguardia (anche in balera)

Alle porte di Cremona, dopo il campeggio, misteriosamente popolato anche in inverno, inizia un altro mondo, che poi è quello dove hanno vissuto i nostri padri e i padri dei nostri padri. Agli Amici del Po, una osteria con ampio cortile, c'è un gruppo. Suona il liscio. Proseguiamo lungo la strada che costeggia il fiume. Buio pesto. A destra, i pioppeti e poi l'acqua con i suoi mulinelli. A sinistra, altri pioppeti e l'argine maestro. Quando il Po straripa, questa strada non esiste. Avanziamo. Sembra di stare, nello stesso momento, nel Medioevo e in un futuro post atomico. Luci. È il secondo baracchino sul Po. I baracchini sono catapecchie, a volte rimodernate, e non hanno un nome, hanno un numero romano. Ci andavano i pescatori. La griglia fuma. Sui tavoli ci sono caraffe di clinto. Se non sapete cos'è, dovete berne un litro: sarà un'esperienza indimenticabile, attenti solo a non cascare nel Po. Al secondo baracchino c'è un gruppo. Suona il liscio. Qui c'è anche una pista da ballo. Piena. È sabato sera, finalmente: sesso, clinto (niente droga) e liscio (rock'n'roll solo acrobatico). Ecco, i sabati sera, in provincia, nelle cittadine lungo il Po, da Cremona al Polesine, erano anche così, prima del virus maledetto. Dopo il virus, saranno sesso, clinto ed Extraliscio.

I fatti, nudi e crudi. C'è una band straordinaria che suona il liscio con spirito punk. Circa cinque anni fa Moreno il Biondo, leggendario capo orchestra Casadei, incontra Mirco Mariani, polistrumentista e sperimentatore di suoni. Con la benedizione di Riccarda Casadei (figlia di Secondo Casadei), i due musicisti, di formazione così diversa, fondano gli Extraliscio. Mariani, classe 1969, ha suonato con artisti quali Marc Ribot, Stefano Bollani, Gianluigi Trovesi, Pietro Tonolo. La crema del jazz. Moreno Conficconi detto il Biondo, nato nel 1958, clarinettista, è stato capo orchestra di Raoul Casadei. Tanto per dire cos'è in grado di fare, nel 2013 ha affiancato la sua orchestra all'orchestra sinfonica «Luigi Cherubini» realizzando, in pratica, un kolossal del liscio. Poi c'è il divo, il predestinato. Mauro Ferrara è l'incrocio perfetto tra Raoul Casadei e Sid Vicious. Capelli corvini, giacca argentata, scarpe di vernice, voce incredibile. Nato nel 1948, sta sul palco da quando aveva 9 anni. Ha fatto parte dell'orchestra «Le Ombre Nere», dell'Orchestra Folk Attrazione di Vittorio Borghesi e dell'Orchestra di Raoul Casadei. Oltre a essere un uomo è una enciclopedia vivente della musica folk. Ermanno Cavazzoni, lo scrittore in forze alla Nave di Teseo, autore del Poema dei lunatici e del recente La madre assassina, si appassiona agli Extraliscio. Ne parla con Elisabetta Sgarbi. Le cose si mettono in moto. Elisabetta Sgarbi, l'editrice della Nave, invita gli Extraliscio alla Milanesiana. Elisabetta Sgarbi, la regista, dedica agli Extraliscio un film: Extraliscio. Punk da balera. Si ballerà finché entra la luce dell'alba. Questa estate, il film partecipa alla Mostra del cinema di Venezia, sezione Giornate degli autori, e vince il Premio Siae. Elisabetta Sgarbi, la produttrice musicale, vorrebbe pubblicare i prossimi dischi degli Extraliscio con la sua etichetta, Betty Wrong. In febbraio è uscito il singolo Merendine blu. Poi è stata la volta di Sbagliato, con Jovanotti. Pochi giorni fa il gruppo ha lanciato GiraGiroGiraGi, canzone ufficiale del Giro d'Italia. Stasera potete vedere gli Extraliscio a Roma, Auditorium Parco della Musica, con letture di Ermanno Cavazzoni. La prossima proiezione del film, invece, sarà a Mantova, il 7 ottobre, dove la regista ritirerà il Premio Federazione Italiana Cinema d'Essai. Fine dei fatti, per ora.

Adesso andiamo a vedere il film. Al cinema, però. Immagini e sonoro richiedono il rito della sala e non del salotto. In Extraliscio. Punk da balera possiamo ammirare l'avvenire della tradizione: è pura avanguardia. Ci sono le melodie, il ritmo e le parole: il liscio. Ci sono la distorsione, l'improvvisazione e la poesia: gli extra. Shakerate, ed ecco il cocktail perfetto: Extraliscio. La band è sensazionale, basta la performance dei primi tre minuti per mettere le cose in chiaro: siamo nella serie A della musica italiana, con vista sulla Champions League. Il film non è da meno. Tocca alle immagini della Pianura padana, e del Po, sottolineare, con straziante bellezza, che il liscio è questione di radici e un buon modo per avventurarsi nel futuro, perfino in quello oscuro della morte nella scena più commovente, girata nella tenuta di Zenzalino, di proprietà della famiglia Viani, sulle note di Dolore (che canzone pazzesca) di Secondo Casadei. Nessuna concessione alla retorica strapaesana del «lissio» e ai luoghi comuni sulla Via Emilia come il West d'Italia.

Appena fuori dal cinema entra in scena Mirco Mariani, il chitarrista degli Extraliscio, incontrato a Milano, in un salotto pieno di dischi (a proposito: splendida collezione) mentre esplode dalle casse Electric Masada, il gruppo all-star di John Zorn, specializzato nel triturare, con il dovuto rispetto e l'altrettanto dovuta mancanza di rispetto, la musica tradizionale ebraica. Insegnamento di Zorn: tratta la tradizione come roba viva, stravolgila se vuoi. Il tuo sarà un vero omaggio ma al contempo farai saltare in aria il pubblico. Mirco: «Senza fare paragoni, è il modo che abbiamo scelto per portare avanti la tradizione della nostra musica folcloristica rispettandone le regole e allo stesso tempo distruggendole». Mirco allunga l'occhio su un piccolo sintetizzatore Korg accanto al piatto dello stereo. Apre lo zaino ed estrae il suo sintetizzatore. «Me l'ha regalato Mitchell Froom, il mio idolo». Lo porti sempre con te? «Sì». Mirco, a Bologna, ha un laboratorio musicale, il Labotron, con una raccolta di strumenti tra i quali una collezione di Mellotron. Mirco, ma tu che c'entri con il liscio? «Nulla, credevo. Da ragazzino avevo fatto però una stagione a Cesenatico come bassista di un'orchestra di anziani». Di anziani? «Sì, musicisti fantastici. Sul tavolo, a cena, c'erano pastiglie di tutti i colori. L'età media era ottant'anni». Tu quanti ne avevi? «Sedici. Abitavo a Bagno di Romagna. Mi portava a Cesenatico, tutte le sere, il maestro della banda del paese. Aveva molto insistito. Diceva: ti rimarrà. Non mi piaceva, dico la verità, ero fan dei Weather Report, mitico gruppo jazz-fusion. Eppure, dopo aver girato tanto, sono tornato al punto di partenza, il liscio, e ora sto vivendo l'esperienza più bella della mia vita». Qual è l'obiettivo? «Il mio sogno è riportare il liscio al posto che gli compete, che non è certo quello da ultimo della classe, come si crede. Nel liscio delle origini c'era ricerca: nella composizione, nel suono, nell'arrangiamento. La musica da balera è un patrimonio immane, che va oltre il liscio. Le orchestre storiche sapevano trasformare in modo scanzonato il valzer, la mazurka, la polka. Ma anche il foxtrot, il chachacha, la rumba, il mambo». E il punk? «La musica collega tutto, toglie le etichette, supera i generi. Questo è il nostro punk. Marc Ribot è punk. Arto Lindsay è punk. La libertà è punk». Verissimo. Comunque non sarà che le orchestre di liscio sono più avventurose dei gruppetti-suoniamo-tutto-col-computer-nella-nostra stanzetta-e-scriviamo-tante-canzoni-tristi-così-sembriamo-profondi? «I musicisti di liscio sono professionisti, intendo dire: per loro è sempre stato un lavoro a tempo pieno. Prima del Covid, facevano una marea di serate. Esiste una autentica epopea, che occupa interi decenni. Viaggi, rivalità, litigi, brani e nomi scippati. C'è da ridere, molto. Ma non va mai dimenticato che, ai bei tempi, il liscio era anche un'industria e non delle più tranquille perché funzionava a pieno regime». Gli orchestrali non si sentono sprecati in un mondo che ascolta la trap? «Loro sono modesti per natura ed educazione ma c'è poco da dire: sono mostri di bravura. Metti davanti a un microfono, in qualunque condizione, il nostro Ferrara e un divo pop che magari se la tira. Non c'è gara. Sul palco, Ferrara può cantare e affrontare qualunque cosa. Meno male. Una volta mi inceppo sul palco, mi viene il panico, Ferrara capisce, come se niente fosse prende in pugno la situazione. Il pubblico non se n'è accorto. Moreno il Biondo o Fiorenzo Tassinari, per fare due nomi, sono musicisti fuori dal comune. Hai sentito come improvvisano nel film di Elisabetta? Roba da pazzi. Il liscio è la loro passione. Va bene così».

Lungo il Po, tra i baracchini, il mondo dei balli allacciati è stato messo in ginocchio dal virus. Extraliscio è un modo divertente (e intelligente) di salvare un tesoro musicale, culturale e sociale. In attesa di tornare a ballare, noi possiamo ascoltare e guardare. Ma basta parole.

Musica, maestro.

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