Un appartamento e ventimila euro. Questi i beni che prima di morire unanziana trevigiana aveva voluto donare alla badante che laveva accudita negli ultimi anni di vita, quando era stata abbandonata dai parenti. Letto il testamento della nonnina, però, in otto avevano denunciato per circonvenzione dincapace la 55enne moldava che sei anni fa si era trasferita nellabitazione dellanziana, malata e sola nonostante i tanti nipoti. Che intendevano riprendersi «ciò che spettava loro». Ma il giudice che avrebbe potuto mandare alla sbarra la badante dellEst Europa sequestrando i beni della defunta per poi intestarli ai nipoti, ha riscritto il finale della storia assolvendo laccusata.
Tutto inizia nel 2005 quando la nonnina, già ultraottantenne e residente in un appartamento del centro di Treviso, decide di assumere una badante. E trova una referenziata cinquantenne moldava. Amorevole, energica e paziente come una figlia. Anzi, più di una figlia. Infatti tra le due donne si instaura un sincero rapporto daffetto. I vicini di casa lo confermano: vedono la badante portare a passeggio lanziana, pulita e in ordine, ogni giorno, compresa la domenica quando le due donne lasciano labitazione per andare a messa, puntuali, sempre alla stessa ora. Dei nipoti invece nel quartiere si sa poco o nulla. Risiedono tutti in provincia di Venezia e solo di rado vengono a trovare lanziana parente, affidata in toto a quella amorevole badante moldava. Fino alla fine, nel 2008, lanno dellacuirsi della malattia, dei ricoveri in ospedale e della morte, a novantanni. Alla lettura del testamento, la sorpresa. Quellappartamento e i risparmi rimasti sul conto corrente, per volontà dellanziana, devono essere intestati alla badante.
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